Arcasacra (2009): nel frattempo…

DI PIETRO BERRUTO

Arcasacra si presenta, fin dalla copertina (o copertine), in tutta la sua peculiarità: una doppia immagine, due donne diverse ma simili, disegnate una sul fronte e una sul retro, ad anticipare la duplice natura della graphic novel. Arcasacra è la storia di due donne, della loro sofferenza e della loro rivolta e di come entrambe si siano aiutate a vicenda, sapendolo e non. La graphic novel di Alex Crippa ed Emanuele Boccanfuso comprende, però, punti di trama spinosi e tratta argomenti come la violenza sessuale e la mutilazione e perciò è consigliata discrezione nella lettura.

La prima storia è quella di Ada, una ragazza albanese che vuole emigrare in Italia ma la cui barca viene dirottata dalla Sacra Corona Unita, che la rapisce e la costringe a diventare una prostituta. Anche dopo aver vissuto situazioni di violenza, umiliazione, disagio e dolore, Ada non si arrende e ha intenzione di scappare per raggiungere Arcasacra, un luogo di rifugio per ragazze in situazioni pericolose come la sua. Infine, riesce a scappare, ma improvvisamente, in viaggio per Arcasacra, incontra un’automobile che ritorna da lì e riconosce alla guida sua sorella Anna, che scappa da un’esplosione gigantesca.

La seconda storia è quella di Anna, una suora che si occupa della gestione di Arcasacra, che ha sede nel suo convento, e pubblicamente condanna i racket di prostituzione, sia maledicendo i malavitosi che gestiscono il racket, sia ammonendo i “clienti”, ricordando loro che, come tutti i tipi di compravendita, la prostituzione si basa sulla legge della domanda e dell’offerta: Anna ipotizza che, se non ci fosse la domanda, questo tipo di sfruttamento non esisterebbe allo stesso modo. La giovane suora però non viene ascoltata come vorrebbe, anche a causa del fatto che nella Chiesa la sua posizione è di minore autorità rispetto a quelle che ricoprono gli uomini. Decide, anche per via di una serie di visioni in cui Gesù Cristo le parla, di adottare un modo di fare proattivo e comincia ad attaccare sia i mafiosi sia i clienti, fino ad attirare nel convento un gruppo di membri della Sacra Corona Unita, imbottire l’edificio di tritolo e farlo esplodere. Fuggendo dall’esplosione, Anna incontra un’automobile nella quale riconosce al posto del passeggero sua sorella Ada.

Poiché la graphic novel si può leggere da entrambi i lati (esattamente come la parola Arcasacra) e il finale è (come si sarà intuito) esattamente al centro dell’opera, si può notare in entrambe le letture come le due parti si intersechino tra di loro, intelligentemente e in modo omogeneo. Notare come le due storie che avvengono simultaneamente si influenzino l’un l’altra è estremamente stimolante, generando nel lettore la volontà di cercare più collegamenti possibili. I disegni e i dialoghi insieme riescono a creare un’atmosfera grave che attentamente mette a disagio i lettori, facendogli comprendere l’orrore dell’argomento trattato. La violenza presente nella storia non è minimamente sottovalutata nella sua natura, bensì costantemente condannata e trattata come una testimonianza di situazioni reali che accadono costantemente nel nostro Paese. Va però sottolineato che, per quanto l’opera affronti temi complicati e porti avanti una tesi giusta, alcuni singolari risvolti della trama contrastano con forza con il resto della storia: il fatto che Anna abbia epifanie di un Crocifisso parlante delegittima almeno in parte la sua giusta sete di giustizia, mutando le sue motivazioni da “voglio salvare queste donne e farla pagare ai responsabili” a “ha le visioni; quindi, è pazza e ammazza la gente per questo motivo”. A parte questo, non si può negare che il resto della storia funzioni perfettamente. Le due storie si completano a vicenda molto bene e anche se il finale sembra giungere all’improvviso e in modo poco ortodosso nel suo svolgimento, ciò che si ottiene è una specie di inusuale lieto fine. Arcasacra è una storia di denuncia meravigliosamente disegnata e ben costruita, sia per la particolare natura duplice del volume, sia per la gravità e la realtà dell’argomento trattato. Una storia che non è per tutti e insieme una che è necessario che sia letta.

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Idem, come sopra!!!

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