La legge di Lidia Poët – 2ª stagione

DI NICOLO’ CIVERA

Abbiamo visionato la seconda stagione della serie Netflix «La legge di Lidia Poët», l’abbiamo apprezzata in tutto, anche nelle piccoli imprecisioni, vedasi linguaggio troppo informale per quei tempi, vestiti troppo da ricchi, una scena in cui due location non erano davvero vicine come ci volevano far credere, lasciandoci perplessi. Il cast della seconda stagione presenta la novità Gianmarco Saurino, che interpreta il sagace procuratore Fourneau. Oltre a lui Matilda De Angelis (Citadel: Diana) nei panni di Lidia Poët, prima donna iscritta all’albo degli avvocati, Pier Luigi Pasino (E noi come stronzi rimanemmo a guardare) che interpreta il padre, Sara Lazzaro (Call my Agent: Italia), la madre, Eduardo Scarpetta (Le fate ignoranti), il giornalista, e infine Sinéad Thornhill (Brennero), la nipote dell’avvocatessa.

La serie presenta in modo diretto e leggero il tema del femminismo, come lo vedevano una volta e come nel futuro vorremmo che fosse. Grazie alle loro discussioni ci fanno capire che purtroppo non si è fatta davvero tanta strada. Inoltre, le puntate parlano anche di amore e vicende familiari anche mondane. La regia è affidata invece a più persone, tra cui Matteo Rovere (Smetto quando voglio), Letizia Martire (Il divin codino) e Pippo Mezzapesa (L’ultima settimana di settembre). Hanno fatto un buon lavoro tramite le luci e le scene, tranne per il fatto che le riprese nelle piazze e nei posti famosi di Torino sono state girate superficialmente, omaggiando poco la bellezza della città. Sono state messe poco in risalto vie mondane della città che c’erano anche nel passato. Durante le riprese avevano anche messo un green screen gigante in Piazza Carignano, tra l’altro davanti al Museo Egizio.

La sceneggiatura invece è opera di Davide Orsini (The Bunker Game), Flaminia Gressi (Circeo) e Guido Iuculano (Alaska). Andando meglio a studiarla si intuisce che è molto romanzata come serie, sicuramente una volta, a parte per poche scene, le persone non parlavano in quel modo, anche sboccato, ma è una cosa che piace molto al pubblico e quindi si usa frequentemente. I costumi, realizzati da Stefano Ciammetti, possiamo dire che sono molto belli e appartenenti a quei tempi, l’unica pecca riguarda i vestiti indossati soprattutto dalle comparse, che ci sono sembrati troppo “puliti”, nel senso che nelle scene i personaggi, chiamiamoli di sfondo, ci sono apparsi vestiti da ricchi e non tutte le persone potevano permettersi certi abiti, soprattutto in quei tempi, e anche di tenerli puliti e stirati. Dalla serie si può capire che il tema del femminismo è ancora in voga e ci si deve rimboccare le maniche per migliorare la situazione, soprattutto considerando come tutt’oggi vengano malamente trattate molte donne.

Una cosa che abbiamo apprezzato molto è stata l’interpretazione di certi personaggi storici, ha dato sicuramente un qualcosa in più alla cornice. Gli umori guardando questa serie sono stati ballerini, quindi ci hanno trasmesso qualcosa, che sia per i temi o per l’interpretazione dei personaggi, quindi alla fine è stato fatto un buon lavoro, e non vediamo l’ora che Netflix ci dia un’altra stagione.

Qualora desiderassi leggere anche quanto abbiamo scritto sulla prima stagione, clicca qua!!!

Il tema del femminismo t’appassiona? Allora pigia qui!!!

Ami le serie tv? Nel caso, premi qua sopra!!!

Mercuzio and Friends è un collettivo indipendente con sede a Torino.

Un gruppo di studiosi e appassionati di cinema, teatro, discipline artistiche e letterarie, intenzionati a creare uno spazio libero e stimolante per tutti i curiosi.

Scopri di più →

GO TO TOP