DI GIOSUE’ TEDESCHI
Questo libro si divide in quattro sezioni principali: Imparare a vivere, imparare a dialogare, imparare a morire, imparare a leggere. E’ una raccolta di riflessioni di filosofi antichi con annessi esercizi pratici. E’ stato rinfrescante per me leggere di questa concezione del fare filosofia. Non è un libro grande, anzi è proprio un libricino. Non è neanche troppo nuovo, quindi dovrebbe essere facile trovarlo usato. Sì, sto consigliando a tutti di leggerlo.
Mi è piaciuto anche se non ho capito tutto (capita spesso alla prima lettura). Tuttavia non direi che è un libro di studio, contiene solo una quantità esagerata di ottimi spunti di riflessione per la vita di tutti i giorni.
Provo a riassumerli nelle loro quattro sezioni.
Imparare a vivere.
Ci parla della filosofia non solo come una cosa della coscienza, ma come qualcosa del sé e dell’essere. Come di un progresso che ci fa essere più pienamente, ci rende migliori. È una conversione che sconvolge la vita intera, cambia l’essere di colui che la compie.
Ma perché mai dovremmo accettare il cambiamento che la filosofia offre alla nostra vita? Per tutte le scuole filosofiche la principale causa di sofferenza e di disordine per l’uomo è costituita dalle passioni. Desideri disordinati, timori esagerati.
Fatte queste considerazioni passa poi a proporre un vero e proprio esercizio, qualcosa come un esperimento mentale.
Questo inizia al mattino. Inizia esaminando ciò che si deve fare nel corso della giornata e fissando quindi in anticipo i principi che dirigeranno e ispireranno le azioni. Alla sera ci si esaminerà nuovamente per rendersi conto delle colpe o dei progressi compiuti.
Imparare a dialogare.
Il dialogo non è davvero dialogo, se non è in presenza di altri e di sé. Da questo punto di vista, ogni esercizio spirituale è dialogico. Non solo quelli proposti in questo libro. Hanno a che fare col dialogo nella misura in cui sono esercizi di presenza a sé e agli altri.
Notiamo infatti come la dimensione dell’interlocutore sia essenziale. Per confrontarsi, per essere giudicati, per misurarsi, per avere un vero punto di vista esterno. Così ogni elevazione è conquistata.

Imparare a morire.
Questa è senz’altro la parte più difficile nonché la più interessante. Cosa vorrà mai dire imparare a morire dopotutto?
Socrate è morto per la sua fedeltà al logos, ad esempio.
Pensa che se tutti gli esseri non sono esseri che per la bontà e se partecipano del bene, è necessario che il primo principio sia un bene che trascende l’essere.
Socrate ha preferito morire piuttosto che rinunciare alle esigenze della sua coscienza. Ha dunque preferito il bene all’essere. Questa scelta è precisamente la scelta filosofica fondamentale.
Certo può sembrare un po’ estremo, ma se davvero siamo esseri razionali, se siamo qui perché possiamo andare oltre, se abbiamo qualcosa a cui ci si può riferire come “destinazione morale”; allora è davvero così estremo?
Di fatto si capisce meglio questo esercizio spirituale, se lo si intende come uno sforzo per liberarsi dal punto di vista parziale e passionale legato al corpo e ai sensi.
Per elevarsi al punto di vista universale del pensiero.
Esercitarsi a morire significa esercitarsi ad allontanarsi dalla propria individualità, dalle proprie passioni, per vedere le cose nella prospettiva dell’universalità e dell’oggettività.
Presentare la filosofia come un esercizio della morte è una decisione estremamente importante.
Ciò si presta alla derisione, eppure si fa.
“Tu eri già il tutto”, scrive Plotino, “ma poiché qualcosa ti sia aggiunta in più del tutto, tu sei diventato minore del tutto. Per questa giunta stessa. … Chi diventa qualcuno non è più il tutto”. Non so, magari sono io che mi faccio ammaliare facilmente, ma queste frasi le trovo semplicemente sensate. E questo libro ne è pieno.
In sostanza devi fare come lo scultore di una statua che deve diventare bella: togli tutto il superfluo, raddrizza ciò che è obliquo. Non cessare di scolpire la tua statua finché non brilli in te la chiarezza divina della virtù.
Imparare a leggere.
L’uomo prima della filosofia è inquieto, gli esercizi spirituali servono a imparare a vivere in modo non già conforme agli stereotipi della società ma alla natura dell’uomo.
Che non è altro che la ragione.
Trovarsi per sottrazione, come pietra da una statua. L’Io liberato dalle passioni è la nostra persona morale, aperta all’universalità e all’oggettività, partecipe della natura e del pensiero universali.
Penso che un libro davvero nuovo sia uno che ti fa amare vecchie verità, che sono vecchie perché non sono mai esaurite.
Sono semplici, al limite della banalità, ma occorre rifare sempre l’esperienza per capirle, viverle per comprenderne il senso.
Se vuoi imparare altre fondamentali verità sulla Vita, leggiti questo altro pezzo!!!
Se desideri leggere sulla Verità, leggiti questo articolo!!!