DI ALBERTO GROMETTO
Sembrava lontanissima, e invece è già passata e volata via.
Stiamo parlando della NOTTE DEGLI OSCAR 2023!!!
È finito, tutto finito. Ancora una volta, anche quest’anno… fino al prossimo anno.
Una è la prima, vera, grande sorpresa da segnalare in merito a quest’edizione.
Gli anni passati è stata solitamente abitudine e intenzione dell’Acadamy premiare un maggior numero di film possibile. Qualcuno potrebbe dire “dare un contentino a tutti”. Non quest’anno. Questa volta la stragrande maggioranza dei premi è stata concentrata su un’unica pellicola. E in realtà i veri vincitori della serata sono stati fondamentalmente tre titoli.
E così, delle luminosissime perle di straordinaria eccezionalità quali «THE FABELMANS» del Maestro Steven Spielberg, «GLI SPIRITI DELL’ISOLA» del geniale Martin McDonagh e «TRIANGLE OF SADNESS» del brillante Ruben Östlund rimangono completamente a bocca asciutta: senza niente. Altro film in gara che se ne torna a casa senza nulla è «TÀR» di Todd Field, che sperava quantomeno nell’Oscar come Miglior Attrice Protagonista per la Divina Cate Blanchett. E questo tralasciando alcuni dolori personali di tutta la redazione, come la mancata vittoria di due nomi in quelle poche categorie a cui erano nominati: «BARDO, LA CRONACA FALSA DI ALCUNE VERITÀ» e «BABYLON». Anche questi due titoli, snobbati e passati in sordina già in fatto di candidature, non portano a casa un solo premio.
Il deluso «BLACK PANTHER: WAKANDA FOREVER», convinto di portarsi a casa l’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista per Angela Bassett, riesce quantomeno ad ottenere il Premio come Migliori Costumi. Lo stesso «AVATAR – LA VIA DELL’ACQUA» riesce ad ottenere un misero premio, a fronte di 4 candidature tra cui il Miglior Film. Cioè, si intasca l’Oscar ai Migliori Effetti Speciali. «TOP GUN: MAVERICK» quantomeno ottiene il Premio Oscar al Miglior Sonoro, pugnando contro temibili avversari, e dando dimostrazione del suo degno valore in quella categoria.
L’Oscar come Miglior Film D’Animazione, era scontato e banale a dirsi, ma va a «PINOCCHIO DI GUILLERMO DEL TORO». Il Premio alla Miglior Canzone se lo porta a casa «RRR» con quella che è diventato un successone cult globale ed internazionale: «Naatu Naatu». Lady Gaga e Rihanna rimangono senza statuetta, a sorpresa. Trattasi della prima canzone indiana a vincere tal premio. E infine, qui la redazione si toglie il cappello in atto di onorata commozione e di profondissima soddisfazione personale, il Premio Oscar alla Miglior Sceneggiatura Non Originale se lo porta a casa il nostro candidato preferito, quello che tifavamo, il cavallo vincente: «WOMEN TALKING» di SARAH POLLEY. Un capolavoro letterario in fatto di sceneggiatura: non avesse trionfato, eravamo disposti a mettere Hollywood a ferro e fuoco!!!
E ora procediamo con i tre veri film vincitori.
Iniziamo dal Grande Trionfatore: EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE!
Quello fu uno dei primi articoli in assoluto targati «MERCUZIO AND FRIENDS». Undici nominations, si è portato a casa Sette Oscar: Film, Regia, Sceneggiatura Originale, Montaggio e ben tre dei quattro premi attoriali in palio (Attrice Protagonista e Non; Attore Non Protagonista).
In sostanza si è aggiudicato un Premio per ognuna delle Tre Scritture di cui si compone una pellicola: Sceneggiatura, Regia, Montaggio.
Ha semplicemente TRIONFATO!!!
E dunque quel folle, stravagante, pazzoide, innovativo, strabiliante e meraviglioso duo di geni brillanti malati che sono i «DANIELS» (Dan Kwan & Daniel Scheinert) si portano alle proprie case il Premio Oscar come Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura e… il Premio della serata, l’ultimo che viene consegnato… l’Oscar al Miglior Film!!!
Saliti sul palco tre volte nel corso della serata, Kwan ringrazierà una serie di persone tra cui alla fine quello che gli ha detto che lui era un filmaker e che doveva far quello nella vita, perché ha creduto in lui. Quell’uomo era Scheinert, l’altro Daniel dei DANIELS, che era lì a fianco a lui, e come lui, stringeva un Oscar in mano. Quello è stato il loro trionfale trionfo, e l’han fatto insieme.
Miglior Attore Non Protagonista non poteva che essere lui, il caro e mite Waymond, interpretato dall’altrettanto amabile Ke Huy Quan, il quale, pur non essendo il protagonista di «Everything Everywhere All at Once», rappresenta e incarna su di sé l’essenza del film, rivestendo il ruolo di cuore della pellicola. Per quella che è stata anche la sua carriera, un’iniziale successo da bambino in cult come «Indiana Jones E Il Tempio Maledetto» (1984) di Steven Spielberg (sua prima pellicola) e «I Goonies» (1985) di Richard Donner, la sua carriera non andò esattamente dove voleva. Diciannove anni di assenza dalle scene, il suo ritorno è stato, ora si può dire, “da Oscar”! Stava per mollare, ma non l’ha fatto.
Sorpresa sbalorditiva quella delle due interpreti femminili. Innanzitutto la Non Protagonista Jamie Lee Curtis, che commossa, al termine del suo discorso, non ha potuto fare a meno di alzare gli occhi al Cielo, sollevare il Premio e dire a sua madre e suo padre, e stiamo parlando di due colossi cinematografici ambedue candidati agli Oscar senza averlo mai vinto (Janet Leigh e Tony Curtis), “Ho vinto un Oscar!”.
Sensazionale pure la vittoria trionfale di Michelle Yeoh, assoluta protagonista, che soleva ripetere da mesi e mesi come tutta la sua esistenza e carriera fossero servite a questo film. Questo film qua?!, esclamava qualcuno sbalordito alzando il sopracciglio. Beh, aveva ragione lei. Ci aveva visto lungo. Una lunga carriera senza aver mai vinto nulla. E ora da stanotte è la Miglior Attrice Protagonista 2023. Questo non glielo toglierà mai nessuno.
Altro film che può dirsi senz’altro soddisfatto e vittorioso è il cavallo di Netflix: NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE.
Al di là di quelle che possono essere le opinioni personali di ognuno, se la sua incoronazione a Miglior Film Internazionale era scontata, di sicuro non così prevedibile era la sua vittoria in ben altre categorie: Fotografia, Scenografia e Colonna Sonora!!!
NDNSFO ha sbancato e lasciato sbalorditi.
E infine… quel film. Ed è la miglior conclusione possibile a questo nostro rapido ma esauriente commento “da Oscar” sugli Oscar. Di statuette se n’è portate due a casa. Una per il Miglior Trucco e Acconciatura. E in effetti il lavoro che fu dietro è stato davvero mastodontico. Sto parlando di quell’immortale capolavoro perlaceo che è stato «THE WHALE» di quell’adorabile genio visionario di Darren Aronofsky che è stato capace di realizzare un film che, se lo guardi, ti cambia la vita. Ma, in realtà, anche se quel film lo fai. Siamo senz’altro dispiaciuti per il Maestro Steven Spielberg che non ha vinto un solo premio, oppure per il fatto che tanti brillanti capolavori sono tornati a casa con “le pive nel sacco”, o ancora ci spiace per la stratosferica Hong Chau che avrebbe dovuto vincere l’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista proprio per «The Whale».
Ma se è valso qualcosa tutto questo, è proprio per il Premio che sto per citarvi. L’Oscar come Miglior Attore Protagonista a colui, l’Unico, per il quale noi eravamo pronti a dare il sangue, qualora non avesse trionfato. Ma ha vinto. Ha dovuto soffrire, patire terribili dolori, la sua vicenda personale biografica è qualcosa di straziante. Ma è tornato in piedi. E questo anche grazie a Darren che, per citare le sue stesse parole quando ritirò l’Oscar, gli ha salvato la vita facendogli fare “The Whale”. Quell’uomo è BRENDAN FRASER!!!
La più grande casa di produzione cinematografica del momento che abbiamo in tutto il mondo è, a mio parere, la A24, la quale ha realizzato film dei più originali, innovativi e straordinari… non uno solo brutto o dimenticabile. Puntano sulla qualità delle storie, puntano sul nuovo, puntano su qualcosa che non è mai stato detto in un dato modo. Quest’anno è il suo enorme e pazzesco trionfo tra «Everythimg Everywhere All At Once» e «The Whale»!!! È stato l’anno della A24, e ogni anni lo sarà sempre di più. E questo è un bene per il Cinema e il Mondo tutto.
Ma noi, noi stasera eravamo qui solo per un uomo, per lui. Brendan ha iniziato la sua carriera da tempo e le cose non sono andate bene per lui, o come avrebbe sempre sperato e sognato da ragazzo. Lo hanno buttato a terra, lo hanno schiacciato e gli hanno tolto quello per cui viveva. Ma poi c’è stato questo film su uomo che soffriva e che si era lasciato andare e che stava morendo, ma prima di farlo sapeva di dover fare il massimo, vivere ancora una volta, per far capire a chi aveva intorno quanto loro fossero persone meravigliose. Ed è quello che ha fatto Brendan. Ha sofferto, si stava lasciando andare ma poi ci ha fatto capire con una delle interpretazioni più toccanti e umane ed empatiche che mai prima d’ora aveva solcato schermo di cinema, che le persone lo sanno: sanno essere meravigliose.
Anche se ci saranno tanti cattivi là fuori pronti a distruggerti e farti del male, come è successo a Charlie e come è successo al nostro Brendan, mai dimenticarsi che le persone meravigliose esistono. Brendan ce lo ha fatto ricordare.
E ora è rinato, mentre stringeva il suo Premio Oscar in mano. Poco prima di dire il suo nome, tremava come una foglia, gli occhi pieni di lacrime. Poi è bastato un “Brendan” e lì, e qui, e dappertutto si sono messi a urlare. E poi era su quel palco, col suo Oscar. Lo avevano provato ad affossare, a far sparire. E per qualche tempo c’erano riusciti. Ma ora lui si è salvato. Come forse anche Charlie al termine del film? Brendan si è salvato, si è preso la più epica e leggendaria e straordinaria delle rivincite e ha insegnato al mondo intero che storie meravigliose che parlano di persone meravigliose sono possibili, bisogna soltanto crederci.
GRAZIE BRENDAN DI AVERCELO INSEGNATO.
TU SEI IL NOSTRO CAMPIONE.
TU SEI IL NOSTRO EROE.
TU SEI LA PERSONA MERAVIGLIOSA CHE VOGLIAMO.
QUELL’OSCAR LO HAI VINTO TU, MA INSIEME HAI VINTO QUALCOSA DI PIÙ IMPORTANTE, E LO SAI. E LO HAI FATTO VEDERE AL MONDO.
GRAZIE DI CUORE.