Festival di Sanremo 2024: cosa ne penso

DI ELODIE VILLERMIN

Non ho mai seguito Sanremo. Ma per questo articolo ho fatto uno sforzo. Quindi, ecco le mie impressioni e considerazioni sul 74esimo Festival della Canzone Italiana. Ci tengo a precisare fin da subito che le mie sono opinioni personali, non hanno un valore universale.

Ho apprezzato certi siparietti comici, come quando Mengoni ha portato sul palco una serie di oggetti per omaggiare i momenti che hanno fatto più scandalo a Sanremo, dalla scopa di Gianni Morandi al “preserbacino” fino alle borsette (caso mai qualcuno ne rubasse una). Ma per me si è raggiunto il top quando Nek ha citato Aldo, Giovanni e Giacomo in riferimento al look di La Sad; peccato che il microfono fosse spento e non si sentisse molto bene. Altre cose, invece, le vorremmo dimenticare (due parole: qua qua).

C’è stata occasione anche per qualche momento commovente ed esibizioni di grandi autori. Molto gradito l’omaggio di Mengoni alla mitica, compianta e intramontabile Anna Marchesini. Lacrime di commozione per il ritorno di Giovanni Allevi, che ho visto emozionarsi e sorridere come un bambino; la sua esibizione al pianoforte lascia senza fiato. Ma la vera stretta al cuore, il pugno nello stomaco, la lama nell’anima… è stata L’uomo nel lampo, di Paolo Jannacci e Stefano Massini, un’interpretazione solenne su un tema che in tanti trattano come di poco conto, quando non è così.

Apprezzabile la novità del co-conduttore che cambia ogni sera. Dà l’occasione di mostrare certi artisti (di musica, di comicità, di altre forme d’arte) sotto una luce differente, per vedere come si comportano al di fuori della loro comfort zone. La seconda serata è stata un trionfo per Giorgia, non solo come co-conduttrice: dopo 30 anni dal suo singolo E poi, dimostra ancora di essere una voce pazzesca, un’interprete grandiosa. Se raggiunge gli acuti non urla e non stona, ma al contrario sa cantare a piena potenza e trasmettere emozioni. È però Teresa Mannino quella che ha rubato la scena a tutti. La sua simpatia travolgente, la sua abilità nel fare ironia su chiunque (anche sé stessa) e la sua personalità vulcanica sono troppo coinvolgenti.

Dal punto di vista dei cantanti in gara, riscontro un buon bilanciamento tra gli artisti vecchi e quelli di nuova generazione. C’è una gran varietà di generi e anche una notevole presenza di donne, tutte di talento. Forse ci sono troppe canzoni d’amore. Ma non mi metterò a dare voti in stile “pagelle scolastiche”, sono più il tipo da dare giudizi a parole e non con i numeri.

Clara, con la sua Diamanti grezzi, aveva l’onore di introdurre la primissima serata del Festival, e ci è riuscita bene. Ho percepito la sua voce morbida, calda e avvolgente. Il ritornello è molto orecchiabile. Ho adorato il passaggio dagli archi alle sonorità dance.

Con Sinceramente Annalisa conferma la sua bravura: le sue canzoni ti rimangono in testa, sono destinate a diventare hit. Il ritmo, sui toni del pop, è molto ballabile. Nel ritornello le note sembrano balzare, come uno stallone impazzito, e Annalisa le cavalca con maestria, senza mai stonare.

Altrettanto acchiappante è stata La noia di Angelina Mango. Le sonorità del brano mi hanno ricordato un ballo latinoamericano, molto passionale. Mentre Alessandra Amoroso è da brividi. Profonda, intensa e coinvolgente, è nelle tonalità medie e alte che l’ho sentita esprimersi al meglio.

La voce di Diodato mi è sembrata più matura e meno leggera rispetto al Sanremo 2020, quando cantava Fai rumore. Nel ritornello mi è parso di sentirlo pronunciare le vocali con un leggero vibrato, che ha valorizzato il tutto. Come afferma lui stesso in un’intervista, il movimento a cui fa riferimento nel titolo vuole essere emozionale, liberatorio. Per me ci è riuscito.

Irama mi aveva rapita nel Sanremo 2022 con Ovunque sarai. In questa edizione si conferma il suo talento. Merito di una voce calda, vibrante e corposa; a tratti mi è parso di sentirla tremare, come se lui stesso si fosse commosso.

Una sorpresa sono stati La Sad con Autodistruttivo. Il look esagerato mi ha tratta in inganno, poi li ho sentiti cantare e lì mi hanno conquistata. L’autotune si sente pochissimo, e meno male, perché di solito mi disturba. Un testo tagliente, devastante, su un tema pesante e molto attuale; un testo che esula da ogni banalità, che si distingue dalla massa delle canzoni dedicate a temi triti e ritriti. Da premiare il coraggio di questa denuncia del suicidio, di questo inno al rispetto per la vita. Il punk non è morto, e questi tre ragazzi lo hanno dimostrato.

Altri cantanti, invece, non mi hanno particolarmente colpito. Sarà che musicalmente parlando il mio cuore è più vicino agli anni ’70 – ’90 e ai primi anni 2000 ed è rimasto lì, ma tra i cantanti di nuova generazione sono pochi quelli che mi piacciono (vedi Annalisa o Angelina Mango, per esempio). Di solito preferisco ascoltare una voce autentica, pulita, non distorta dall’autotune come mi è capitato di sentire per certi artisti.

Sangiovanni, nonostante la melodia leggera e piacevole del brano, ha un timbro che proprio non mi piace. Anche il rap di Ghali, con tutto il rispetto per lui, non è mai stato nelle mie corde.

Nemmeno il modo di cantare di Mahmood o Geolier mi piace: mi sono sembrati tanto simili tra di loro, non riuscivo a differenziarli. Prendendo in esame la canzone dei The Kolors, il ritmo è acchiappante, ma la voce di Stash non mi è sembrata niente di che, e il testo l’ho trovato troppo ripetitivo, oltre che banale. Su Fred De Palma, nonostante il contributo di Julien Boverod alla stesura del testo, purtroppo dico che il suo rap con autotune non riesco a farmelo piacere.

In mezzo a tanti giovani cantanti, anche qualche veterano ha avuto spazio per brillare nel firmamento della musica italiana. Così è successo con Fiorella Mannoia: per me continua a dominare i palchi con la sua voce bassa e profonda. Scandisce bene le parole quando canta, non come certa gente che va troppo veloce o si mangia le vocali.

Altrettanto pazzeschi sono stati i Negramaro, soprattutto Giuliano Sangiorgi: il suo modo di cantare, istintivo e carico di emozione, passando di continuo in falsetto, resta inconfondibile. La melodia mi trasmette serenità. L’orchestra, quando si alza di tono, mi ha dato la sensazione (ascoltandola a occhi chiusi) di poter spiccare il volo, sorvolare il mondo e superare le nuvole.

Un po’ meno convincente il canto roco e profondo di Loredana Berté. Il suo modo di fare musica, molto rock e molto grintoso, piace a molti, mentre a me non tanto.

Sensazionale, invece, l’opera de Il Volo. La loro canzone si chiama Capolavoro e si conferma essere tale. Spaziano dalle tonalità basse a quelle alte con grande abilità, dopotutto sono due tenori e un baritono. Cantano molto bene le canzoni d’amore, non le fanno mai sembrare scontate e banali. Un applauso anche a quel genio di Edwyn Roberts per aver scritto il testo.

I Ricchi e Poveri, seppur rimasti solo in due, continuano ad avere il loro perché e ad essere amati anche dalle nuove generazioni, me inclusa. Anche Emma rimane energica e potente come me la ricordavo.

Il duetto tra Renga e Nek funziona, grazie ai loro timbri compatibili e simili: bassi, possenti, morbidi, con una forte carica emotiva. Il brano mi ha trasmesso grinta e delicatezza insieme. Sarà pure su un tema tradizionale e visto in mille salse come l’amore, ma come lo hanno cantato loro è stato unico e speciale, diverso anche rispetto al brano de Il Volo.

Due altalene di Mr. Rain è una delle canzoni più malinconiche e struggenti in gara. Se con Supereroi l’artista si era meritato la mia attenzione, qui si è conquistato la mia stima. Ha saputo trattare un tema difficile e pesante con la dovuta delicatezza. Non so cosa mi è piaciuto di più, se il pianoforte e l’accompagnamento di archi nella prima metà della canzone, o la voce calda, morbida e profonda dell’artista. Si sente da come canta quanto si lasci coinvolgere e trasportare a livello emotivo: talvolta esita, prende più fiato del necessario, come a voler contenere ciò che sente dentro. L’unica pecca è stato il breve pezzo con l’autotune, mi è parso assai forzato. Potente e spaccacuore il finale dell’esibizione, con la mano di Mr Rain tesa verso l’altalena vuota.

Dargen D’Amico ci aveva portati a ballare un paio di anni fa. Anche stavolta ci fa scatenare, con una canzone che sembra il solito pezzo ballabile ma invece non lo è. Quel che funziona è proprio il contrasto tra musica da discoteca e testo trattante temi molto seri ed attuali. Un applauso anche al simbolismo dietro gli orsacchiotti sull’outfit che Dargen ha sfoggiato durante la prima serata. A chi lo ha accusato di essere politico, ha risposto che non gli è mai interessato fare politica; vuole concentrarsi solo sull’amore e le cose che gli esseri umani hanno in comune. Parole sagge.

Ci sono poi stati nomi che finora non conoscevo e che sono stati una sorpresa, a volte in positivo e a volte un po’ meno. I Bnkr44 hanno un timbro molto coinvolgente, energico, che trascina con sé il pubblico. Una canzone allegra, acchiappante, che stimola la voglia di ballare e saltare sui palchi.

Sul brano di Rose Villain ho preferito le parti più lente e delicate, simili a una ballata, nelle quali cantava con una voce pulita, brillante e potente. Meno convincente il ritornello, un po’ troppo dance per i miei gusti.

Gazzelle e BigMama non mi sembravano nulla di che quando cantavano le note basse. È stato quando il brano si è alzato di tono che mi hanno fatta ricredere. Lui piacevolmente melodico, lei più grintosa. Discorso simile anche per quanto riguarda i Santi Francesi.

Arriviamo a Spettacolare di Maninni: di nuovo, il titolo rispecchia quello che è effettivamente il brano. Un brano melodico, quasi da sogno, accompagna una voce che ho trovato intensa, emozionante, a tratti delicata e a tratti potente, capace di padroneggiare bene gli acuti senza stonare.

Vai! di Alfa ha un ritmo frenetico, come una corsa; la somiglianza con Run dei OneRepublic è evidente (ma per me non è plagio). La musica vagamente country, con chitarre, “woo-hoo” e fischi, ti dà la carica e rimane impressa. Anche l’esibizione è energica.

La voce de Il Tre mi ha trasmesso tante emozioni. Ha un modo di fare rap particolare, molto orecchiabile, che ho apprezzato. L’ho percepita intensa e leggera insieme, lievemente roca in alcuni punti; si adatta bene a un testo che esprime fragilità e forza insieme. Ottimo l’accompagnamento con la batteria.

Per quanto concerne la serata dei duetti e delle cover, ci sono state delle performance pazzesche, sia con timbri vocali simili tra loro che con timbri opposti: Sweet dreams are made of these, nella versione di Annalisa con La Rappresentante di Lista (che quando non fa quella robetta tediosa chiamata Ciao ciao è pure credibile) e il coro Artemia; il duetto Rose Villain e Gianna Nannini, grintoso e delicato insieme; la Mannoia che si è scatenata con Gabbani; Ivana Spagna e Clara sulla magnifica Il cerchio della vita. Ma per me il perfetto connubio tra vecchio e giovane si è raggiunto con Roberto Vecchioni e Alfa, si sono integrati l’un l’altro in maniera stellare e sincronizzati alla perfezione sul ritornello di un brano per niente facile.

Altri artisti erano molto più dimenticabili. Tipo Sangiovanni, che non ha voluto uscire dalla sua comfort zone, limitandosi a cantare una sua canzone sia in italiano che in spagnolo anziché osare con quella di un altro. Certe esibizioni sono state più armoniche, altre mi sembravano sbilanciate poiché alcuni cantanti erano messi in ombra dalla bravura dei compagni.

La vittoria di Angelina Mango mi sta bene. Ha dimostrato di avere voce e presenza scenica. Un po’ scontenta nel vedere La Sad tra gli ultimi, quando per me si sarebbero meritati almeno la top 5. Se per Sanremo Mr Rain è 17esimo, per me è il vincitore morale. Più felice di vedere, nella top 10 definitiva, alcuni nomi che avrei scelto anche io, come Alfa, Annalisa, Irama e Il Volo. Nel complesso mi ritengo abbastanza soddisfatta della classifica finale, salvo qualche nome che avrei messo più in alto di altri.

Un ultimo appunto: l’anno prossimo, magari, che scelgano una regia meno da mal di testa per le esibizioni, che non faccia troppi stacchi ravvicinati e non giri la telecamera in tondo così velocemente. Anche un po’ meno pubblicità e più spazio per le esibizioni, perché talvolta gli intermezzi o i siparietti tra un cantante e l’altro durano troppo.

Se vuoi leggere un altro articolo su questa 74esima edizione del Festival di Sanremo, clicca qua!!!

Se desideri leggere di Musica, pigia qui!!!

Qualora volessi leggere un articolo che ci ricorda quanto la Musica, e con lei Arte e Cultura e Bellezza, ci siano vitali… clicca qua!!!

Mercuzio and Friends è un collettivo indipendente con sede a Torino.

Un gruppo di studiosi e appassionati di cinema, teatro, discipline artistiche e letterarie, intenzionati a creare uno spazio libero e stimolante per tutti i curiosi.

Scopri di più →

Carrello Close (×)

Il tuo carrello è vuoto
Sfoglia negozio
GO TO TOP