Cioccolata fredda piccante… aspetta, cosa?!

DI ORIANA FERRAGINA

Cosa c’è di meglio di una cioccolata calda in una fredda giornata d’inverno? La neve cade fuori dalla finestra, una coperta sulle gambe e il gatto accoccolato su di te ti fa le fusa, felice; e tutto questo nel mentre che tieni tra le mani una tazza contenente cioccolata bollente, magari con sopra una spruzzata di panna montata.

Ma forse molti non sanno che la più famosa bevanda calda al mondo è partita come una bevanda fredda e, per di più, nemmeno dolce, ma bensì piccante.

Non ci credete? Allora seguitemi nel viaggio alla scoperta della bevanda preferita dalle antiche popolazione delle Americhe.

Le fave di cacao sono originarie dell’America Centrale e a consumarle prima di ogni altro è stato, probabilmente, il popolo degli Olmechi. In seguito, i Maya, che veneravano le fave di cacao in modo quasi maniacale, crearono una bevanda calda a cui aggiungevano peperone piccante e farina di mais grossolanamente macinata.

E proprio quest’ultima bevanda fu quella che, secondo storie e dicerie, venne servita a Cortez, che ne rimase disgustato, trovandola troppo piccante e, soprattutto, fredda. Si dice anche che il condottiero spagnolo usò questa offerta come scusa per dichiarare guerra al popolo Maya, sebbene gli avessero recato in dono la bevanda come segno di pace e grande rispetto (come detto sopra, la popolazione dello Yukatan venerava le fave di cacao, elevandole a cibo degli dei, se non proprio come divinità a sé stanti).

In verità, non fu una semplice bevanda a far scatenare la guerra che sterminò una delle popolazioni del Centro America, ma trovai questo piccolo fatto molto interessante (e raccapricciante) quando lo lessi per la prima volta alle elementari.

Comunque, dopo la conquista del Centro America da parte degli spagnoli, le fave di cacao vennero portate in Europa e arrivarono anche in Italia, dove la leggenda narra che la prima cioccolata calda, come la conosciamo noi oggi, venne servita alla corte di Emanuele Filiberto di Savoia, che decise di festeggiare il trasferimento della capitale sabauda da Chambery a Torino; quindi, secondo la leggenda, la bevanda per eccellenza dell’inverno sarebbe nata grazie al genio di un cuoco torinese.

In verità, la suddetta bevanda era già nota dall’inizio del XVI secolo, nelle corti spagnole, per poi espandersi oltre i confini della penisola iberica nel resto del Vecchio Continente.

Sta di fatto che, realtà o meno, si ritorna sempre allo stesso punto: ossia quando una pietanza arriva in Italia, volenti o nolenti, noi italiani tendiamo a prendere la ricetta e a farla nostra, molto spesso anche migliorandola.

Ma tralasciando questo mio piccolo orgoglio nazionale che ogni tanto spunta dai recessi del mio animo, non si può negare che, nei mesi più freddi, quando il cielo è grigio e il morale rispecchia la tonalità plumbea dell’etere sopra di noi, ci siamo ritrovati molto spesso a vederci offrire questa bevanda che, per molti aspetti, è effettivamente il cibo degli dei.

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