DI GIOSUE’ TEDESCHI
Quando torni a casa dopo il Salone e ci ripensi un po’ di nostalgia è inevitabile. Ti manca un po’. Specie se sei andato per più giorni. Almeno per me è così. Di solito vado almeno due giorni, e sono ore coinvolgenti. Perché quando vado al Salone non esco mai prima della chiusura. Sto sempre tutta la giornata. Mi sembra uno spreco uscire prima, e poi vado preparato. Sediolina portatile per quando cederanno le gambe, pranzo al sacco, bottiglia d’acqua, e borsa per i libri. Mai dimenticare la borsa per i libri che pianifico di prendere. Ovviamente c’è anche il piano per prenderli, i libri. L’errore più grande è prenderli tutti insieme, tutti subito, appena ti catturano il cuore. Resisti alle passioni! Devi aspettare le ultime ore per prenderli, altrimenti portarli dietro per tutta la giornata ti sfianca. Punti bonus se li prendi in un ordine che ti avvicina all’uscita, come se dovessi ripercorrere una storia alla ricerca di storie.
Ma il Salone del Libro di Torino non è fatto solo dai libri. È fatto dalle persone, vedere tanti appassionati lettori intorno a te tutto il tempo. Scambiarsi consigli con uno sconosciuto perché, guarda! Stiamo per prendere lo stesso libro! Che ne pensi? Te l’ha consigliato qualcuno?
Sedersi per terra, guardare la gente che passa mentre pranzi. Unirsi alla folla, gli incontri, ascoltare gli appassionati, i fanatici addirittura, che ti parlano di ciò che gli sta a cuore.
Provare a riconoscere i vari tipi di lettori, associare ogni persona al suo stand. Indovinare la libreria preferita del ragazzo col turbante, della ragazza con tre borse, della famiglia con due passeggini.
La fila sotto la pioggia, all’ingresso, è la parte più tediosa. La pioggia è bella solo quando l’ascolti da dietro le mura di casa, perso tra le pagine. Però ne vale la pena se si tratta di passare per il bosco degli scrittori. Un angolo di bosco con veri alberi e addirittura un ruscello, che ci scorre attraverso, costruito direttamente dentro l’Oval. Gli incontri con gli autori e gli esperti dell’editoria sono i miei preferiti. A volte si perdono nei discorsi, ma si impara sempre qualcosa di nuovo. Fosse anche solo un lato della loro personalità che non ti aspettavi.

Alla fine della fiera il Salone è un posto magico in cui stare, circondati da lettori accaniti, e quando finisce c’è sempre un po’ di nostalgia, finché non diventa attesa per il Salone dell’anno dopo. È una sensazione difficile da descrivere quella di essere circondati da persone con cui si condivide una passione così solitaria come la lettura.
È come essere tutti a parte dello stesso segreto, ammettendo che nella privacy delle nostre case a tutti piace viaggiare con la fantasia. Allontanarsi un po’ da questo mondo per vederne altri. Certo che un segreto non è, ma mi piace pensarlo.
Tornato a casa, ripensi a tutte le cose che hai visto, le persone che hai conosciuto. Parlando di persone vorrei fare dei ringraziamenti ad A., L., E., e R. per aver reso il mio Salone di quest’anno unico.
E ovviamente a tutta la redazione di M&F che ha partecipato con me a questa impresa di gargantuesche proporzioni, coordinandosi come una legione romana per partecipare insieme agli eventi e soprattutto per celebrare l’amore per la lettura.
Sì, è un po’ romanzato. Sì avrò esagerato con i colori, e magari non tutto è andato esattamente come ho descritto.
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