Michele Pellegrino — Fotografare il quotidiano

DI ALICE POLIN

Trovo che le mostre fotografiche, per quanto rappresentino soggetti e situazioni completamente diversi tra loro, hanno due elementi comuni: la semplicità e la spontaneità dell’attimo.

(Barbara Bergaglio, curatrice della mostra, insieme a Michele Pellegrino)

Sì, perché la grandezza di un fotografo sta nel riuscire a catturare l’essenza di quel preciso momento: un sorriso o una smorfia di dolore, due amanti che si guardano, gli occhi pieni di vita di una bambina, un paesaggio montuoso, un contadino affaticato dopo una giornata di lavoro. Piccoli momenti che nascondono una storia che forse non conosceremo mai.

Questo concetto è ben rappresentato dalla mostra Michele Pellegrino: Fotografie 1967—2023

Nato a Chiusa Di Pesio in provincia di Cuneo nel 1934, Michele Pellegrino scopre la fotografia all’età di trentatré anni durante una lunga convalescenza e da quel momento fa della fotografia, oltre che il suo mestiere, il suo personalissimo linguaggio per comunicare a chiunque come vedeva lui il mondo.

Inizia ad esporre nel 1969 e nel 2000, in occasione dell’anno mondiale della montagna, ha fatto parte dei dieci fotografi provenienti da ogni parte del mondo che hanno dato vita ad una mostra itinerante (tra Italia, Spagna, Canada e Giappone) intitolata “100 scatti per il 2000”.  Da qualche anno è in pensione ma continua a fotografare anche grazie all’avvento del digitale, che ha dato nuovo vigore alla sua produzione (Fonte: fondazione CRC).

Si può tranquillamente affermare che Michele Pellegrino è il ritratto della semplicità di uno scatto.

Le sue fotografie sono una cura per l’anima e lasciano lo spettatore con il sorriso stampato in volto e gli occhi pieni di meraviglia.

In questa mostra, composta da 50 fotografie, divise a loro volta in cinque sezioni, troviamo una sintesi perfetta del suo percorso creativo e dell’amore dell’artista per la fotografia e la sua terra:

  • la sezione Esodo, Storie di uomini e di montagne contiene ritratti di abitanti, mezzadri, malgari, uomini, donne, bambini e vecchi, che vivono in condizioni disagevoli che hanno portato all’abbandono della montagna alla ricerca di una vita migliore a valle
  • Visages de la Contemplation è dedicata al tema della clausura, una realtà nascosta agli occhi di molti. Pellegrino la racchiude in alcuni scatti toccanti rendendoci partecipi di questo mondo tra le mura di conventi e abbazie.
  • Scene di matrimonio sono fotografie provenienti dai servizi fotografici di alcuni matrimoni in cui Pellegrino include anche scatti spontanei che rappresentano la preparazione al grande giorno.
  • Nitide vette: la selezione per questa sezione è stata più complessa, questo perché tutte le foto presenti in archivio erano di grande impatto. «Racconta Pellegrino che alcune di esse sono state il frutto di pazienti attese e lunghi appostamenti per cogliere la luce migliore e il momento giusto, mentre altre immagini sono colte al volo: scatti rubati al tempo e al suo scorrere ineluttabile».
  • Langa: è una sezione che racconta questo territorio attraverso poche e intense immagini.

Completano la mostra una sezione della ricerca condotta da Alessia Venditti per l’Atlante artistico botanico della flora e del paesaggio del Nord Italia, presso l’Università di Udine, finanziata dalla Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus e una proposta multimediale delle immagini tratte dalla vasta produzione di Michele Pellegrino, immagini che stanno venendo digitalizzate su incarico della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, detentrice dell’archivio grazie al progetto Donare.

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