I molti sguardi di Vivian Maier (2024): Obiettivo sul mistero

DI PIETRO BERRUTO

Un personaggio poco conosciuto del panorama artistico novecentesco è la fotografa Vivian Maier, che ottenne fama postuma poiché non fece mai esporre le sue opere mentre era in vita. Figura misteriosa e la cui vita è solo parzialmente documentata, Maier oltre che fotografa era bambinaia e viaggiatrice, avendo visitato diverse parti del mondo durante la sua esistenza, compresa l’Italia; nello specifico, visse a Genova e soprattutto a Torino, tra il 1959 e il 1960, anche se di questi soggiorni non abbiamo testimonianze. Sebbene si sappia che lei sia stata a Torino in questo periodo tramite informazioni ottenute da persone che l’hanno conosciuta, noi non possediamo alcuna foto scattata da lei in questo arco temporale; per questa ragione Sergio Cabella e Andrea Tridico immaginano il soggiorno piemontese di Vivian Maier ne I molti sguardi di Vivian Maier, storia breve e molto dolce, che indaga nella psiche di questo personaggio misterioso.

(Vivian Maier)

La storia è ambientata su tre piani temporali. Il primo è il presente, durante il quale una ragazzina visita una mostra della fotografa a Torino; il secondo è il 1959, anno non documentato della vita della fotografa; il terzo invece copre un periodo più lungo, trattando la giovinezza di Vivian Maier in ordine cronologico, a partire dal 1932 fino a poco prima di intraprendere il suo viaggio intorno al mondo. Per caratterizzare le tre ambientazioni vengono adoperate diverse tecniche di colorazione. Durante tutto il racconto si nota quale sia il compito degli autori, ossia stilare un profilo psicologico ed artistico di Vivian Maier, sia per celebrarla che per farla conoscere ad un potenziale pubblico che al momento ignora le sue opere. È apprezzabile che prima di comprendere il vero “mistero” della storia, ci venga spiegato perché esista questo arcano che è un punto di trama cruciale per la comprensione dell’opera: il lettore deve capire quanto sia importante che Vivian Maier non abbia scattato foto per un periodo così lungo, perché la fotografia è per lei non solo una passione, bensì qualcosa di più profondo, viscerale e personale. Ciò è piuttosto evidente incontrando il deuteragonista della storia, Antonio, palermitano emigrato a Torino, che riesce a entrare in contatto con lei a causa del comune sentimento di straniamento nei confronti dell’ambiente circostante e per l’amore per qualcosa di artistico, nel suo caso, i libri. Il personaggio di Vivian è guidato dalla sua macchina fotografica e questo suo movimento naturale e istintivo si sposa perfettamente con lo stile artistico della vera Vivian Maier, che aveva come “modelli” preferiti i passanti per la strada, indifferentemente da quanto poco impostati essi fossero. La ricerca della naturalezza e della semplicità di Vivian si riflette anche nei dialoghi che non sono complessi o forbiti e ciò è dovuto anche alla grande importanza proprio di queste figure “non impostate”, anch’esse in qualche modo protagoniste della storia. Il paesaggio di questo fumetto ritrae una Torino calda e allegra, un’atmosfera piacevolissima da leggere. La storia termina infine di nuovo nel presente in una scena commovente, risolvendo questo piccolo focus sul mistero.

I molti sguardi di Vivian Maier è un’opera breve, ma non per questo non ricercata, capace di far interessare il pubblico con poche pagine ad un personaggio relativamente poco conosciuto e riuscire a dare al sopracitato personaggio un’interpretazione coerente rispetto alla vita reale. Senza dubbio si tratta di una piacevole novità nel panorama del fumetto italiano, che consiglio a chiunque sia interessato alla fotografia (o no).

Postilla a questo articolo: ricordiamo che la redazione di “Mercuzio and Friends” sarà presente al Salone del Libro di Torino  2024, esattamente come la ColBer Edizioni che ha prodotto questo fumetto. Veniteci a trovare!

(La ColBer Edizioni)

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