DI SARA MORENA
Negli ultimi decenni, le questioni legate alla comunità 2SLGBTQIA+ sono ormai diventate di dominio pubblico. Già alla fine del XX secolo il mondo aveva cominciato a dimostrarsi più aperto nei confronti di questa minoranza, che è stata per secoli stigmatizzata, e di fatto continua tutt’oggi ad esserlo, con la sola differenza che ora le viene permesso di esistere, e viene rappresentata persino nei media come una cosa normale.
Ma ci domandiamo mai che cosa ne pensa la Disney? Ci siamo mai chiesti, o ci abbiamo mai fatto caso, se nei lungometraggi realizzati dalla più grande azienda d’animazione ci siano mai state, anche solo accennate, sfumature che si avvicinano a questo delicato tema?
Adesso anche la Disney sembra aver preso una posizione più aperta, seppure le rappresentazioni che elabora tendano ancora ad essere molto sobrie. Il caso più esplicito lo abbiamo avuto nel 2022 con Strange World. In questo conosciamo il personaggio di Ethan, un adolescente che è manifestamente attratto dall’amico Diazo, il quale lo ricambia, ma il coronamento del loro amore è ostacolato dalle insicurezze tipiche dell’adolescenza. Ad ogni modo, Ethan questa cotta non la vive con disagio, non soffre complessi d’inferiorità né senso d’inadeguatezza, come ancora oggi succede a molti ragazzi che scoprono di avere interessi amorosi al di fuori della sfera eterosessuale. Nemmeno il nonno del ragazzo, lontano dal nipote di due generazioni, assume degli atteggiamenti discriminatori, e anzi, si propone persino di aiutare il giovane a trovare una maniera per riuscire a dichiararsi.

Però le tematiche 2SLGBTQIA+ non sono una faccenda recente, all’interno della Disney. Le prime avvisaglie erano cominciate con La Sirenetta, negli anni ’80. Come molti lettori appassionati sanno, il film è ispirato al romanzo di Hans Christian Andersen, che scrisse la sua opera per dare sfogo al suo amore omosessuale, che al suo tempo era impossibile. Ma non solo l’opera originaria ha un’impronta LGBT. Anche il Classico Disney ha qualcosa in merito. Esso non fu soltanto un’opera sull’affermazione femminile, ma divenne anche uno stendardo dei diritti della minoranza in questione. In più il personaggio di Ursula fu ispirato alla nota drag queen Divine.


Con il sorgere di sempre nuove politiche per i diritti LGBT, ai Classici Disney più famosi sono state apportate molte revisioni in tema, anche non ufficiali. Infatti Il Re Leone fu accusato di omogenitorialità, perché Simba viene cresciuto da Timon e Pumbaa, che sono entrambi maschi. E Mulan divenne un’icona per i transessuali e i travestiti, seppure le ragioni del travestitismo della protagonista non siano legate a questioni di identità di genere. Persino Li Shang fu definito bisessuale, perché è stato visto come potenzialmente attratto da Mulan quando era ancora camuffata da uomo.


Negli anni 2000, uno dei personaggi che divennero maggiore oggetto di rivisitazioni in chiave 2SLGBTQIA+ fu Jim Hawkins dal film Il Pianeta del Tesoro. Nel mondo del fandom sono state realizzate molte storie amatoriali dedicate a lui, nelle quali viene shippato con altri personaggi maschili animati, come Dmitri di Anastasia, anche se non è Disney. E chi lo sa? Volendo, si potrebbe interpretare l’abbandono del padre come dovuto alle possibili inclinazioni di Jim. Nemmeno Koda, fratello orso fu esente da tali interpretazioni, per la presenza di sfumature bromance. In questa materia, uno dei personaggi più discussi fu proprio il protagonista, Kenai. A lui, essendo un ragazzo appena pubero, furono assegnati dei tratti ancora infantili ed androgini, che gli hanno conferito una sensualità quasi femminea.


A ben vedere, se si gioca di fantasia, Kenai può essere considerato come un personaggio 2S. Per chi non lo sapesse, il 2S fa riferimento a Two Spirits, ed è un orientamento che è stato da poco affiliato agli LGBT. Esso riguarda un’antica concezione dell’identità di genere presso i nativi americani, secondo la quale ogni persona ha in sé più di un genere, e i due spiriti di cui parla il termine sono proprio il genere maschile e femminile.
E come potremmo dimenticarci di Elsa da Frozen ? Sul suo conto se ne sono dette di cotte e di crude. C’è chi sostiene che il suo potere sia una metafora della sua presunta omosessualità, oppure asessualità, di fronte alle quali le viene impartito, nell’ambiente conservatore in cui vive, che le deve tenere nascoste, perché è pericolosa. Ma a forza di cercare di nascondere il suo potere/orientamento, Elsa finisce per manifestarlo in modo tossico, e soltanto grazie all’amore incondizionato della sorellina Anna, lei impara ad accettare sé stessa e a usare la sua dote/inclinazione in modo costruttivo. Attualmente è in atto la produzione del secondo seguito di Frozen, ma intanto è stato molto richiesto dalla comunità LGBT che Elsa fosse resa esplicitamente un personaggio del fronte.

Uno degli ultimi titoli in cui sono state ritrovate tracce di LGBT fu Raya e l’ultimo drago, nel quale si ritiene che Raya abbia una ship con Namaari, dapprima amica, poi nemica e poi di nuovo amica, la quale presenta dei tratti molto mascolini, fra cui il taglio corto rasato e i muscoli.


Fino a che punto si spingerà la Disney, nei prossimi anni? Andrà mai oltre dove è arrivata, rappresentando scene di bacio? Quali che siano le nostre aspettative, la Disney certamente si ritroverà, prima o poi, a trattare sempre più seriamente le tematiche 2SLGBTQIA+, dato che questo è pur sempre un argomento attuale.
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