Scream 3 – L’anello debole della catena

DI GABRIELE DE BENEDETTI

“ C’è sempre Wes Craven alla regia della pellicola che chiude la fu trilogia slasher sul killer Ghostface, in un terzo film un po’ sottotono rispetto ai precedenti (e successivi) capitoli”

Se c’era una cosa che il compianto Wes Craven odiava era scrivere film tutti uguali tra loro. Il regista di Cleveland infatti ha sempre cercato di rinnovarsi costantemente in modo tale da poter regalare ai suoi fan prodotti che non sapessero di già visto, prendendosi al contempo dei rischi. Ne è un esempio Nightmare: Nuovo Incubo, settimo e ultimo capitolo della saga con protagonista il crudele Freddy Krueger, dove Craven abbandona la storyline di una saga morente che ormai non aveva più nulla da dire in favore di una storia a sé stante squisitamente metacinematografica, creando così un’opera a suo modo innovativa e pregevole. Ed è sempre sul filone metacinematografico che nell’ormai lontano 2000 uscì nei cinema Scream 3, l’allora ultimo capitolo della saga slasher con il serial killer dalle molte identità Ghostface

La trama vede nuovamente la giovane Sidney Prescott come protagonista principale (una Neve Campbell al massimo della sua forma), sempre affiancata dalla giornalista Gale Weathers (Courtney Cox) e dall’imbranato poliziotto Dwight Riley detto “Dewey” (David Arquette) con i quali affronterà ancora una volta l’assassino con la maschera di Munch, che stavolta ha preso di mira il cast di attori del film Squartati 3, saga di film che abbiamo già visto in precedenza ispirata agli omicidi di Woodsboro. 

Anche in questo capitolo Craven fa del suo meglio per cercare di mantenere innovativa una saga che vive prettamente di colpi di scena e per certi versi vi riesce, anche se alcune scelte di trama risultano un po’ piatte e scialbe. Prima fra tutte l’identità dell’assassino (che non rivelerò per evitare spoiler), che sa di già visto e sembra quasi, passatemi il termine, una paraculata fatta con il solo scopo di venire incontro alle esigenze drammatiche della sceneggiatura. Lacolpa qui potrebbe essere non tanto del regista, quanto più del nuovo sceneggiatore subentrato a quello dei precedenti due film, che scartò lo script già pronto di questo terzo capitolo in favore di uno scritto da lui. Allo stesso tempo ne cambiò anche il tono aggiungendovi un maggior numero di momenti comici, talvolta forzati ma che comunque funzionano (leggendaria la scena in cui il killer lancia il proprio coltello contro una vittima e finisce col colpirla alla testa con il manico dell’arma, causandole solo una leggera contusione). 

Il film inoltre conta ancora di più sulla spettacolarità, che va da alcune morti che non mancano certo di creatività fino ad una scena che renderebbe orgoglioso Michael Bay (vi lascio immaginare quale). 

Tutto sommato Scream 3 resta uno slasher assolutamente pregevole e non privo di inventiva. Infatti, pur non essendo al livello dei suoi illustri predecessori, riesce a concludere in modo abbastanza convincente un franchise che verrà riavviato solo undici anni dopo. 

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