COVID, l’inizio di tutto

DI ROCCO DE GILIO

A cinque anni di distanza dallo scoppio della pandemia di Covid che, tra febbraio e aprile 2020, ha straziato la Bergamasca con oltre 6 mila morti in più rispetto alla media dell’anno precedente, è stata chiusa l’inchiesta per epidemia colposa con 19 indagati tra cui l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il Governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore alla sanità lombarda Giulio Gallera.

Ma andiamo per gradi. Il 31 gennaio 2020 il direttore generale dell’OMS dichiara l’emergenza pubblica internazionale, ed il 4 febbraio chiede di applicare i piani pandemici a tutti i Paesi europei. Si scopre che il governo italiano non ha un piano di sicurezza nazionale aggiornato: le mascherine FFP2 sono irreperibili oppure con prezzi esorbitanti (in un primo momento ricordo che si aggiravano intorno ai 15 euro), i reparti di terapia intensiva non sono pronti per gestire l’emergenza sanitaria e i ventilatori sono insufficienti.

Per il governo la cosa più importante da fare sarebbe stato sicuramente chiudere i voli provenienti dalla Cina, tutto ciò ci viene confermato da una conversazione di Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto del ministro Speranza a Pierluigi Bersani  “… penso sia evidente che i nostri non sono stati all’altezza, le persone che rientravano dalla Cina transitando da qualsiasi aeroporto andavano messe in quarantena…”. Uno dei tanti errori fatti da questo governo, basti pensare alle affermazioni fatte da Sandra Zampa sua sottosegretaria alla salute al capo di gabinetto “ … vergogna! Roberto deve liquidare il comitato tecnico scientifico, vanno mandati via …”.

La svolta decisiva arriva il 20 febbraio 2020, quando si registra il primo caso di COVID-19 a Codogno, ed il 22 febbraio viene ordinato il primo lockdown per una decina di comuni; la Val Seriana non sarà messa in zona rossa e da lì a pochi giorni si sarebbe verificato uno dei più grandi focolai in Italia.

Ma  perché non fu messa in zona rossa? Ce lo spiega l’ex premier Conte in una conferenza del 2 marzo 2020 “… la zona rossa va utilizzata con parsimonia perché ha un costo sociale, politico ed economico molto elevato…”. Queste considerazioni hanno prevalso sull’esigenza di proteggere gli operatori del sistema sanitario nazionale e i cittadini dalla diffusione del contagio. 

All’ospedale di Alzano Lombardo il Covid circolava già dal 4 febbraio 2020, più di due settimane prima della data del caso del Paziente 1, con tre pazienti infetti ricoverati nel reparto di medicina al terzo piano e uno nel reparto al secondo piano, con un quadro clinico compatibile con infezione da COVID-19 poi confermata con tampone molecolare.

Il piano pandemico italiano è stato scartato a priori senza essere valutato dai principali organi tecnici del ministero, perché è stato sostenuto che fosse datato dall’ex ministro Speranza; il piano pandemico nazionale era l’unico documento operativo a disposizione che, sebbene non perfettamente allineato con le più recenti indicazioni dell’OMS, conteneva una serie di disposizioni ben dettagliate per contrastare la diffusione del COVID-19.

E allora se era ritenuto datato perché non modificarlo??? Per 16 anni, ossia dal 2004 al 2020, non è mai stata intrapresa una singola attività o progetto che avesse l’obiettivo di valutare lo stato di attuazione del piano pandemico nazionale e/o di verificare lo stato di preparazione dell’Italia nei confronti del rischio pandemico.

Già dal 12 febbraio 2020 la Task Force e il Comitato Tecnico Scientifico erano a conoscenza della situazione di vulnerabilità in cui si trovava l’Italia e del rischio a cui avrebbero esposto la popolazione e gli operatori sanitari non prendendo iniziative idonee.

Sicuramente l’effetto immediato di misure più restrittive e tempestive, come la zona rossa, avrebbe permesso di evitare in Val Seriana 4148 decessi. I militari chiamati in Val Seriana il 6 marzo 2020 ricevettero l’ordine di restare chiusi in albergo per due settimane e di non farsi vedere dai cittadini/giornalisti.

Tutte queste vite sacrificate per l’incompetenza di un governo; un governo che impedì di far visita agli ammalati e/o defunti; un governo che segregò per circa 9 mesi in casa gli italiani; un governo che introdusse l’obbligo del Green Pass così da creare una differenza sociale tra gli individui, una chiara violazione all’art. 13. Forse tutto questo si sarebbe potuto evitare. So solamente che la mia adolescenza non mi verrà più restituita.

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