DI EDOARDO VALENTE
Questo articolo è rivolto a tutti coloro che hanno sempre festeggiato il Natale e che ancora continuano a festeggiarlo.
Ho una domanda per voi: ma perché?
Me lo sono chiesto: perché si festeggia il Natale?
E dato che per capire una cosa bisogna andare alla sua origine, ho voluto analizzare la maggior parte degli elementi che caratterizzano questa festa, e capire perché sono finiti tutti assieme.
Di seguito elencherò alcuni dei motivi per cui questa festa la celebriamo così com’è. Sarà un elenco puntato, così l’articolo risulterà più leggero, dato che già il pranzo di Natale sarà pesante. (Hahaha, che ridere, una battuta sul fatto che a Natale si mangia tanto, non se n’erano mai sentite).
- Perché il Natale si chiama così?
Bisogna sempre iniziare dai nomi delle cose e dalla loro etimologia.
È una parola che deriva dal latino e significa “che riguarda la nascita”. La nascita di chi lo sappiamo, perché essendo la principale festività cristiana, non può fare altro che celebrare la nascita di Gesù.
- Perché il 25 dicembre?
Innanzitutto, chiariamo che non è per tutti così, ma solo per i cristiani cattolici, protestanti e ortodossi che seguono il calendario gregoriano. (Altri lo festeggiano il 6 o 7 gennaio, ad esempio).
L’origine di questa data, però, si perde nella confusione della storia, nelle mescolanze di popoli, nella scarsità di fonti ecc. Ma voi ve la immaginate la fatica che ci vuole per creare un nuovo calendario? Che ne sapevano loro dell’anno 0, del 25 dicembre e tutto il resto? Ad esempio, Ireneo, un vescovo che oggi noi diremmo essere vissuto tra il secondo e terzo secolo d.C., affermava che Gesù era nato durante il 41° anno del regno di Augusto.
Comunque, dopo molte incertezze, pare che il primo documento a dichiarare precisamente questa data sia il Cronografo del 354, un calendario illustrato che, tra le altre cose, faceva coincidere il Natale con il 25 dicembre.
- Perché si fa il presepe?
Rimaniamo ancora sulla tradizione cristiana delle origini. Come molti di voi sapranno, Gesù è nato in una stalla. Forse. Le condizioni variano molto a seconda delle rappresentazioni pittoriche della natività che sono state fatte nel tempo, ma l’origine del presepe è italiana. San Francesco d’Assisi, tornato da un pellegrinaggio in Palestina, decise di ricreare il luogo che aveva potuto vedere di persona. All’inizio gli elementi erano pochissimi, ma ben presto il presepe divenne popolare, e la popolarità divenne tradizione. Ogni chiesa faceva il suo, e aggiungeva elementi a piacere. Dal Seicento è anche entrato nelle case delle persone, e nei secoli successivi non c’è più stato freno alla fantasia.

- Perché l’albero di Natale?
Nelle case di moltissimi, ad affiancare o, ancora più spesso, a sostituire il presepe c’è l’albero di Natale. Questa tradizione deriva dalla Germania e dai popoli nordici, che facevano un uso di questo simbolo ancora prima dell’avvento del cristianesimo. L’abete era un albero sacro a Odino, e lo si adornava per renderlo simile agli Alberi del Paradiso. In generale, gli alberi hanno un ruolo importante in moltissime culture e religioni, per questa loro struttura che sembra collegare la terra e il cielo.
Dal fatto che gli alberi venivano anche decorati con delle candele (erano coraggiosi in passato, chissà quanti hanno preso fuoco), deriva la nostra ormai ingestibile tendenza a riempire non solo gli alberi, ma qualsiasi cosa di lucine, rendendo i balconi di casa delle succursali di piste d’atterraggio.
- E Babbo Natale cosa c’entra?
Col tempo, una sorta di nuovo paganesimo ha colpito anche la più celebre festività cristiana, e una strana figura si è aggiunta, in un certo senso, al nostro presepe: Babbo Natale.
Ma prima di immaginarcelo come lo immaginiamo oggi, egli era semplicemente San Nicola. Quest’ultimo è stato un vescovo bizantino che, pare, riportò in vita tre bambini che erano stati rapiti e poi uccisi. Per questo è stato reso protettore dei bambini.
Da quest’unica figura, ogni popolo europeo ha tratto la propria versione della storia, spesso mescolandola con la tradizione folkloristica già presente. La più importante di queste versioni è sicuramente quella olandese, che ha dato origine a Sinterklaas.
Per semplificare, racconterò solamente questa storia, che mi sembra bellissima: come saprete, New York, prima di essere New York era New Amsterdam. Quindi gli olandesi avevano portato con sé la tradizione di Sinterklaas. Cosa decisero di fare gli americani per emanciparsi dall’influenza olandese? Fecero la loro versione, dando così origine a Santa Claus.
Alcuni, poi, credono che l’immagine attuale che abbiamo di Babbo Natale sia nata dalla Coca-Cola. Ciò non è completamente vero, ma sicuramente la nota bevanda ha fatto sì che Babbo Natale (che aveva gli stessi colori del marchio della Coca-Cola: rosso e bianco) divenisse molto più popolare.
Si è dunque creato un grande miscuglio tra culture ed è saltata fuori la figura del simpatico e paffuto uomo dalla barba bianca, che porta i doni ai bambini.
(Il motivo per cui vive al Polo Nord non l’ho capito, scusate).

- E i re magi allora?
Ma non erano i tre re magi a portare i doni a Gesù bambino? Al di là del fatto che loro arrivano per l’Epifania (circa), queste altre pittoresche figure del presepe hanno un problema: non erano tre, non erano re, ma erano effettivamente magi, anche se nessuno sa cosa vuol dire.
Anche qui, molto semplicemente: quel che si evince dal vangelo di Matteo è che alcuni magi (in greco magoi), senza che venga specificato che sono tre, arrivarono dall’oriente, guidati da una stella, e portarono tre doni (questi sono davvero tre) al neonato re dei Giudei. Fine.
Ma magi che vuol dire? È un termine che indicava dei sacerdoti dello Zoroastrismo, provenienti dalla Persia, che erano stati così appellati, anche col significato di “uomini saggi”. Infatti, essendo esperti di astrologia, erano riusciti a seguire la stella che li ha condotti a Betlemme.
Sono diventati tre perché evidentemente portare tre doni in due, in quattro o in di più ancora, agli studiosi successivi sembrava sconveniente.
E sono diventati re durante il Medioevo, probabilmente a causa dei ricchi copricapi con i quali venivano raffigurati, che a qualcuno non potevano sembrare altro che corone.
P.S.: la stella non era una stella cometa, questo è sicuro. È meno sicuro quale fosse il vero e proprio evento astronomico al quale i magi assistettero. Ci sono diverse teorie in merito, ma non ho la competenza per addentrarmici.

- Perché ci si scambia regali?
Parlando di Babbo Natale e dei magi, l’argomento si è già toccato. Ma dato che nessuna mistica figura porta a noi i regali, e siamo noi a doverli fare, perché lo facciamo?
Per il semplice fatto che, fin dall’antichità greca e romana, in occasione di importanti celebrazioni si era usi farsi dei doni. Questo è stato incrementato ancora di più dalla morale cristiana, che vedeva una cosa buona e giusta nel farsi dei regali che fossero disinteressati, e che spesso avevano anche a che fare con la beneficenza.
(Da qui dovrebbe derivare l’idea – sbagliata – che a Natale sono tutti più buoni. Invece ora sono tutti più cattivi perché son stressati dall’obbligo di farsi dei regali a tutti i costi, e la bellezza del gesto disinteressato è morta tempo fa).
- Perché si mangia tanto?
Questa è facile: perché ci piace mangiare. E le feste sembrano una buona occasione per farlo. Sono anche un’ottima occasione per creare dei piatti e delle ricette fatte apposta per le festività. E così si finisce per mangiare ogni anno le stesse cose.
In Italia, ad esempio, tra gli altri, abbiamo i classici pandoro e panettone, che hanno anche loro una storia alle spalle, una tradizione, ecc., ma sappiamo tutti che il vero motivo per cui esistono è per far sì che qualcuno riesca puntualmente a litigare inutilmente su quale dei due è migliore.
Tanto si sa che il pandoro è meglio…

- È obbligatorio?
No, non bisogna per forza mangiare così tanto, potete dirlo ai vostri parenti, diteglielo, urlate: No, basta cibo!
Così come non è obbligatorio stressarsi per comprare tutti i regali in tempo, riempirsi le giornate di appuntamenti per fare gli auguri a tutti prima delle feste, fare il presepe, l’albero con tutte quelle lucine (o le candele, sempre per i più coraggiosi), celebrare, festeggiare, ridere, scherzare, stare in compagnia.
Insomma: non è obbligatorio festeggiare il Natale.
E allora: perché lo facciamo?
- Perché festeggiamo il Natale?
Una ragione è in una delle parole che ho scritto più spesso, in quasi ogni punto: tradizione. È il motivo per cui facciamo quasi tutto ciò che facciamo, in particolar modo le feste. Cosa c’entriamo noi italiani di cultura cristiana cattolica con i popoli nordici che ancora prima del cristianesimo mettevano le decorazioni agli alberi? Niente.
Eppure, lo facciamo.
Perché ne abbiamo bisogno.
Quello che emerge andando a ripescare l’origine di tutte queste usanze, è che nonostante il cristianesimo le abbia inglobate e poi diffuse, i popoli, fin da sempre, avevano le loro tradizioni, i loro rituali. E i rituali ci servono per vivere.
È come sapere che Gesù è nato nell’anno 0. Certo, lo abbiamo deciso noi, ma senza quel punto di riferimento come facciamo? Senza quel momento che sai che arriverà alla fine di ogni anno, come ti accorgi che l’anno è passato?
Festeggiamo il Natale perché non sapremmo più starne senza.
Magari io, tu, o qualche altra singola persona vive bene anche senza, non c’è dubbio, ma l’altra cosa che emerge è che è un fenomeno globale. Non si può togliere il Natale a tutto il mondo. E nessuno ha intenzione di farlo. Però sarebbe bene sapere almeno perché facciamo le cose che facciamo, senza viverle come degli automatismi.
È il migliore regalo che possiamo farci.
Buon Natale.

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