DI DAVIDE PISTARINO
Quando si pensa alla carriera di Ridley Scott ci vengono subito in mente film come Alien, Blade Runner e Il gladiatore. Tutti film che hanno segnato la storia del cinema. Meno probabile che ci si ricordi del suo primo film, ovvero I duellanti, tratto dal racconto Il duello, del grandissimo scrittore inglese Joseph Conrad. Il racconto è ambientato nella Francia napoleonica e racconta la rivalità tra due tenenti dell’esercito bonapartiano.
Napoleone è una figura storica che è apparsa di frequente nella filmografia di Ridley Scott, basti pensare alla pellicola biografica, eccessivamente criticata, Napoleon, con Joaquin Phoenix nella parte di Napoleone e Vanessa Kirby in quella di sua moglie Giuseppina.
I protagonisti di questa prima pellicola targata Ridley Scott sono Harvey Keitel, che lavorerà successivamente con Scott in Thelma e Louise, e Keith Carradine, fratello di David Carradine e ottimo protagonista in alcuni film di Robert Altman.

La rivalità tra i due protagonisti determina la trama di tutto il film, che si svolge nell’arco di quindici anni ed è cosparsa di duelli tra i due avversari. Ridley Scott utilizza la faida tra i due come allegoria per raccontare un pezzo di storia dell’Occidente, con uno sguardo critico al sentire colonialista occidentale.
Le atmosfere che Ridley Scott ricostruisce nel film ricordano quelle della pellicola di Stanley Kubrick Barry Lyndon, uscita nei cinema nel 1975, solo due anni prima dei I duellanti, ma che in quanto indiscutibile capolavoro già ai tempi influenzava altre opere.
I duellanti fu presentato in concorso al Festival di Cannes, con la giuria presieduta da Roberto Rossellini, e vinse solo il premio come migliore opera prima, mentre la Palma d’oro andò a Padre padrone dei fratelli Taviani. Ridley Scott in alcune esternazioni pubbliche recenti ha fatto capire di avere ancora il dente avvelenato per questa sconfitta e ha accusato la giuria di corruzione.

Ma perché I duellanti è un film da salvare? Perché è una perfetta rappresentazione del complesso che ha l’Occidente verso sé stesso. Un Occidente che si autocritica per il colonialismo e le sue politiche estere ma che nel frattempo continua ad attuare questo genere di politiche ancora oggi, anche se in modo diverso. La questione d’onore che ossessiona il tenente Feraud porta all’assurdo lo scontro con il rivale e diventa una pratica fine a sé stessa, dimentica delle cause prime, proprio come certe pretese di imporre il proprio codice culturale che l’Occidente ha cercato di attuare in varie parti del mondo, finendo per dimenticare origini e conseguenze. E così sia Scott che Conrad rappresentano queste incoerenze nell’eterno duello che c’è tra i due contendenti interpretati da David Carradine e Harvey Keitel, specchio dell’incongruenza culturale soprattutto europea, ma non estranea in generale all’evoluzione umana.


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