DI ALBERTO GROMETTO
Avete presente Babbo Natale? Sì, lui, l’uomo con barba bianca e panzone che va in giro su una slitta volante di rosso vestito gridando «Oh-Oh-Oh!». Porta gioia nel mondo a tutte le brave persone che se lo meritano, ed è per questo che lo amiamo e scegliamo di credere in Lui. V’è sempre però stato un punto molto poco chiaro quando si parla di Santa Claus. E non è il discorso sulla Magia. Se tu credi alla Magia, la Magia esiste. Punto. È un dato di fatto. Non sono nemmeno gli Elfi, il Polo Nord e quelle simpatiche nove renne volanti. Non è neanche il brillante e luminoso naso rosso della fida Rudolph. Tutte queste cose sono meravigliose, e vanno bene. Il solo punto davvero poco chiaro di tutta la faccenda è: chi sono queste brave persone che si meritano la gioia che BN porta a loro?
La Lista dei Buoni e dei Cattivi. Così la chiamano. Ma chi sono esattamente questi Buoni e questi Cattivi? In base a cosa viene attuata una classificazione di questo tipo? Se non fai tutti i compiti, sei un cattivo e avrai solo carbone? Se tutte le volte che qualcuno starnutisce dici «Salute!», invece sei un buono e avrai tanti bei regali? È davvero così facile capire chi merita la gioia che porta il Grande Rosso del Polo Nord e chi no? Sapete, finché si tratta di uno starnuto o dei compiti scolastici è un conto. Ma qui noi stiamo parlando di altro. Se ammazzi qualcuno, sei un gran bastardone, no? Ma se quel qualcuno, a sua volta, stava per ammazzare un innocente? Diventi buono? Ma se quell’innocente non era innocente? E ancora: se per avere qualcosa di bello, devi però fare qualcosa di brutto… allora che fai?
Chi decide chi è Buono e chi Cattivo? È sempre così chiaro, evidente e cristallino chi sia una brava persona e chi no? Non esistono regole da seguire, giusto? Non sono un’equazione matematica, la Bontà e la Cattiveria. Come fanno tutti ad essere così maledettamente sicuri di cosa sia giusto e cosa sbagliato? Semplice: non puoi esserlo. Certezze non esistono. Leggi a priori non ce ne sono. È dunque davvero necessario decidere di volta in volta cosa sia Bene e cosa Male? E se anche fosse, come fai a deciderlo?
Del resto, poi, chi è davvero Buono e chi Cattivo in questa serie?
Mike, il duro Mike (Jonathan Banks). Lui è bravo, lui non vuole fare del male alle persone. Però se Gus gli dice: Uccidi!, lui uccide. Ci prova, certo, a convincerlo a fare diversamente. Anche a costo di rischiare di finirci di mezzo lui stesso. Ma se alla fine l’ordine rimane quello, Mike esegue. Il fatto che non voglia lo rende forse buono? Chissà, forse. Ma intanto quel tizio che deve ammazzare lo ammazza. Può soffrirci quanto vuole, starci male. Ma intanto spara. E le mazzette che ha preso quand’era poliziotto, le ha prese. Vorrebbe non averlo fatto, ma lo ha fatto. Ed è come continuasse a farlo. Suo figlio Matty non l’ha fatto. Ma lui è un Eroe. Mike è un tipo in gamba che sa risolvere qualsiasi problema e che ha delle capacità organizzative sovrumane, ma non è un Eroe. Suo figlio sarà sempre un uomo migliore di quanto lui non sarà mai. E questo Mike lo sa.
Gus (Giancarlo Esposito) non fa quello che fa per soldi, cattiveria, o con lo scopo di fare il Male. Lo fa perché odia. Il che è la ragione più umana possibile. Tutto quello che fa lo fa perché un giorno gli hanno stroncato la vita. Perché anche se è vivo, è come fosse morto. Tutta la sua umanità, gentilezza, passione sono morte quel giorno. Ed è diventato una gelida e fredda statua di ghiaccio. Ha smesso di essere un essere umano. Tranne che per una cosa. Quell’Odio. Che, si sa, deriva dall’Amore. Odio e Amore vanno sempre insieme, di pari passo, e uno non esiste senza l’altro, e spesso uno deriva dall’altro. Lui odia perché prima ha amato. Costruisce dal nulla un mastodontico Impero della droga, realizza mega-laboratori super-professionali, uccide a sangue freddo senza problemi solo perché un tempo lui amava.
Ignacio Varga detto “Nacho” (Michael Mando) ha scelto la Strada del Male tempo addietro. Non si sa come o quando. Ma sicuramente l’ha scelta perché era quella più facile. Vorrebbe non averlo fatto, col senno di poi. Perché lui non è come gli altri, dice Mike. Lui è sempre stato diverso dagli altri. Migliore. Che bella parola: Migliore. Migliore di chi? Degli altri criminali che, come lui, hanno pestato e ucciso perché il Cartello continuasse a prosperare? Che hanno ammazzato per poter essere ricchi? Sì, si può dire che Nacho abbia sempre sofferto fare il Male che ai “suoi simili” riusciva tanto più facile che a lui. Ma pure Nacho, per quanto bravo, ha commesso i suoi orribili errori. Suo padre lo sa bene.
E poi ci sono Kim e Jimmy. Bel dilemma, loro due. Entrambi sono state brave persone corrette e oneste e pulite. E quando lo sono state, entrambi hanno sofferto come cani. Poi però hanno smesso di essere persone corrette. O oneste. O pulite. E forse anche brave. E nel fare il Male si sono divertiti; ci hanno provato un piacere quasi sovrumano; hanno goduto di una gioia totalizzante, fisica, intellettuale, emotiva, spirituale perfino. Certo, hanno corso i loro bei rischi. Diciamo pure che si sono messi nella merda. Ma sparando stronzate a raffica, improvvisando come lestofanti di prima categoria e distruggendo qualche vita qui e là riescono sempre a uscirne indenni. Da vincitori. Ed è bello farla franca! Il Brutto del Bene e il Bello del Male.
Kim (Rhea Seehorn) non ha mai condiviso i metodi dell’amato. Non è mai stata una che infrange le regole, lei. Sua madre era come Jimmy. Ma lei no. Sì, vero, si è ritrovata spesso a passare per strade traverse per salvare il culo del caro McGill. E poi, si sa, lui si diverte ad oltrepassare i limiti. Ed è sempre riuscito a convincere anche lei a seguirlo. Però è anche vero che lei ci ha provato gusto. Sedotta da quell’uomo e dal fascino del Male, dopo essere stata per tutta la vita irreprensibile senza ottenere quello che voleva davvero, Kim decide di mandare a fanculo i ferrei principi ai quali sembrava aver dedicato l’esistenza ed assecondare una parte di sé che non credeva di avere. All’inizio quello che facevano quei due erano innocui scherzi finalizzati a fregare qualche pollo. Così, per divertirsi. Poi, rilanciando sempre più, hanno usato i loro biechi trucchetti per questioni serie e importanti. L’intento era il più delle volte buono e altruista, i mezzi veramente discutibili. Sono poi arrivati a fare quello che facevano solo per ottenere ciò che desideravano. Ma tutto questo rilanciare, forzare la mano, fregare, imbrogliare, divertirsi come non mai, li ha infine resi nei fatti due criminali delinquenti.
Chiedete cosa pensa di Kim e Jimmy ad Howard Hamlin (Patrick Fabian), tra i personaggi più sfortunati e insieme teneri della Storia della Televisione. Sì, tenero. È facile, soprattutto all’inizio della prima stagione, scambiarlo per il classico riccastro che si crede migliore di tutti. E invece fondamentalmente è solo un uomo profondamente insicuro che fa di tutto per apparire sicurissimo di sé e che non ha mai potuto decidere niente nella Vita. Ma che non ha mai fatto del Male a nessuno. E che si è ritrovato dove si è ritrovato perché ci è stato messo. E sì, è una posizione che comporta vantaggi e privilegi enormi. Suo padre lo ha portato in alto, lui non ha dovuto faticare per raggiungere la vetta, si è trovato in cima da sempre e senza sforzo. Ma la verità è che non era quello che lui voleva.
A questo proposito andiamo a prendere una scena molto piccola ma straordinaria nella sua bellezza. La Grandezza di questa serie sta proprio anche nella straordinarietà di tali piccoli momenti. Ad un nuovo stagista cadono delle bibite di mano. Howard lo aiuta a raccoglierle. Il problema è che ora quando apriranno quelle lattine, le bibite schizzeranno fuori in faccia ai clienti. Ma Howard spiega al ragazzo un piccolo trucchetto per evitarlo. Dopodiché gli dice che a insegnarglielo fu Charles McGill, suo ex socio e mentore, il fratello di Jimmy. Howard e Chuck hanno avuto i loro problemi, eppure il primo ancora ricorda questa piccola cosa di lui: lo faceva con ogni bibita, spiega Howard, era il suo modo per prepararsi ad ogni evento. Il ragazzo gli domanda chi sia questo McGill. Howard glielo racconta, aggiungendo che è la mente legale più brillante mai incontrata. Lo stagista dice che spera che un giorno dicano la stessa cosa di lui. A quel punto Howard osserva il quadro di Chuck. E dice, quasi tra sé e sé, con un’espressione triste sul volto: «Beh, forse ci sono cose più importanti…».
Cose più importanti. Chuck ha raggiunto l’apice dell’apice in fatto di Legge. Ma ha avuto una vita triste, misera, infelice. Come Howard. Lui soffre di depressione, è un uomo molto solo, e il suo matrimonio sta andando in pezzi. Da giovane ha persino sognato di poter cambiare il mondo. Ma suo padre ha deciso per lui e lo ha voluto nello studio suo e di Chuck: la Hamlin Hamlin McGill (HHM). Forse la sua unica colpa è stata farsi comandare a bacchetta come un burattino, prima dal papà e poi da Chuck. Fare cose che non voleva fare, come impedire a Jimmy di lavorare alla HHM. Charles voleva così, non Howard. Anzi, appena ne ha avuto l’occasione, Howard ha offerto a Jimmy un lavoro. Ma lui ha rifiutato. Non solo: insieme a Kim ha deciso di annientarlo. Perché?, chiede Howard. Perché lui ha avuto una vita facile e loro due no? Perché ha sempre appoggiato Chuck? Perché? Poi capisce. «Voi siete perfetti insieme! Vi completate a vicenda. Ecco, io… io credevo lo faceste per soldi, ma ora è tutto così chiaro. Fanculo i soldi, voi lo fate per gioco, vi eccita solo l’idea!». Non sono i soldi, non è la vendetta, non è la fame di successo e neppure l’ambizione. Non è niente di tutto questo. È il piacere che provano nel fare il Male. Non si tratta più di fare il Male per avere il Bene. E nemmeno di fare il Male per ottenere qualcosa. È il Male per fare il Male. Pur non essendo persone malvagie o perfide. Però quando fai tanto Male e distruggi la vita della gente, sei davvero ancora una brava persona?
Jimmy ha sempre avuto la tendenza a prendere scorciatoie, commettere sbagli, fare raggiri. Suo fratello lo sa. Kim non è mai stata così, ma stare con lui le ha fatto capire che, dopotutto, anche lei può esserlo. Ed insieme raggiungono livelli altissimi di illegalità e manipolazione e imbroglio. Nel corso della serie incontriamo dei bastardi, ma bastardi veri. Come ad esempio lo Zio Hector, un cane rabbioso ferocissimo più che un uomo. Oppure suo nipote, Lalo Salamanca, che si presenta sempre con un sorriso smagliante e un’affabilità veramente simpatica. E che è in grado di ammazzare chiunque nel modo peggiore. Jimmy e Kim non sono fatti così, eppure le loro azioni hanno portato a conseguenze orride. È insieme che se ne sono fregati dei limiti e dei rischi, è insieme che hanno combinato i disastri peggiori, è insieme che hanno portato Caos e Distruzione ovunque andassero.
Il fatto è questo: è insieme che sono felici. Ma felici per davvero. Anche se sono dannosi e pericolosi e nocivi per chiunque si sia imbattuto nel loro cammino. Anche se ognuno dei due ha la peggior influenza possibile sull’altro. Anche se si spingono reciprocamente sulla cosiddetta “cattiva strada”. Ma chi stabilisce che quella strada sia per forza cattiva?
Se essere sé stessi significa fare il Male, fino a che punto è una scelta sbagliata?
Se qualcosa ti rende felice, allora può davvero essere un errore?
Essere SAUL GOODMAN (applaudiamo a quel gigantesco attore che è BOB ODENKIRK e ringraziamolo per quello che ci ha regalato) ha cambiato la vita di Jimmy McGill, è stata la miglior cosa mai capitatagli e gli ha dato le gioie più grandi.
Chiunque di noi, potesse tornare indietro nel tempo, cambierebbe qualcosa del suo passato. Non commetterebbe più gli errori che lo hanno distrutto. Mike non prenderebbe quella prima mazzetta frusciante con cui l’hanno corrotto e che Matty ha rifiutato. Il professor Walter White (proprio LUI!, il protagonista di BREAKING BAD, il capolavoro per eccellenza targato VINCE GILLIGAN), tornasse indietro cambierebbe quella scelta che gli ha fatto perdere soldi, successo e potere rendendolo il perdente sfigato che è nel momento in cui inizia la sua storia. Che farebbe il nostro Saul potesse tornare indietro? Una volta inscenò una caduta con la quale però si fece male per davvero. Ecco, eviterebbe di farlo. Stop. Tutto qua. La verità è che non cambierebbe niente. La verità è che è sempre stato così, anche quando non sembrava, anche quando lui stesso non lo sapeva. La verità è che non esiste rimorso o pentimento: lui quello che ha fatto lo rifarebbe. Se ha funzionato, che male c’è? Se lo ha reso felice, dove sta il problema?
«Quello che è il Colonnello Sanders per i polli, Saul Goodman è per la Giustizia!!!».
Il problema è che la puoi passare liscia una volta, anche due, pure tre. La puoi passare liscia tutta la vita, a dire il vero. Ma v’è una differenza abnorme tra il passarla liscia ed essere felici. Puoi fare il Male, creare il Caos, portare scompiglio ed essere un eccellente guastatore. E in mezzo ti può anche capitare di essere felice. Ma se non ti accontenti mai, se ogni volta vuoi superare un nuovo limite e puntare sempre più in alto e in alto ancora, allora quella felicità ti scivolerà dalle dita.
È alla fine sempre stato questo il problema numero uno di Saul. Lui ci ha sempre visto il potenziale nelle cose. Là dove spesso altri non arrivavano col loro sguardo, SG invece ci arrivava eccome! Ma non ci ha mai visto il rischio. O comunque ha sempre scelto di ignorarlo. L’idea di poter sfruttare quel potenziale inespresso che è stato capace di vedere, gli ha fatto sempre talmente gola da portarlo a non considerarlo nemmeno, il rischio. Per questa ragione finisce sempre con l’auto-sabotarsi. Anche se poi la passa liscia, perché può convincere CHIUNQUE a fare QUALSIASI COSA. Ma può davvero convincere chiunque a fare qualsiasi cosa?
Per quanto rimanga una serie alla portata di tutti, anche di chi non ha mai visto nulla del Maestro Gilligan, c’è da dire che i fan di BrBa andranno in brodo di giuggiole in ogni puntata perché, accanto alle vicende di SG, vedranno nascere la realtà nella quale poi entrerà in scena Walter White, cardine e fulcro di Breaking Bad. Per questa ragione raccomando fortemente di prendere visione delle gesta del Professore, e poi dell’Avvocato. Si può dire che questo prequel è nato proprio per essere visto dopo BrBa, anche se cronologicamente viene prima, dato che molte scene le puoi apprezzare e comprendere veramente solo se hai visto prima le cinque stagioni incentrate su WW.
A volte vorrei essere proprio come Babbo Natale, guardare qualcuno in faccia e dire: Questo è buono. Ma nessuno di noi ha scritto “Buono” o “Cattivo” sulla fronte. E anche qualora conoscessimo ogni singola, microscopica, minuscola azione mai compiuta da qualcuno… sarebbe sempre facile capire se quelle azioni sono buone o cattive? Non so se Santa Claus riesca a capirlo veramente, non so se sia capace di guardare nel cuore di qualcuno, non lo so. Non è una questione di Magia. È qualcosa di molto più complicato e difficile e oscuro. Dunque che fare per capirlo? In questo caso, meglio non chiamare Saul. Nemmeno lui saprebbe rispondere.