DI FRANCESCA SPINA
Benvenuti a “Le pergamene incantate di Francesca la Maga”: la magica rubrica che la più magica delle Mercuziane sceglie di dedicare alla magica meraviglia dell’incanto della creazione artistico-narrativa attraverso la quale si può partendo dal niente arrivare a creare, forgiare, portare in vita – come per mezzo di una magia – personaggi fantastici che prima esistevano solo nel suo immaginario e renderli veri, autentici, reali, tangibili, esistenti davanti ai nostri stessi increduli occhi… in che modo? Unendo l’Amore per lo Storytelling e la Narrativa all’Arte del confezionare illustrazioni realizzate interamente attraverso l’ausilio della tavoletta grafica e vere al 100% (NIENTE intelligenza artificiale in questo caso, ma solo tanto lavoro e tanto impegno e soprattutto tanta passione), la Magica Francesca la Maga rende quelle fiabe realtà e la realtà fiaba, recando nuova Bellezza in questo Mondo, il quale riteniamo abbia bisogno come non mai di essere più bello.

Nel villaggio di Lunalba, dove le notti brillano di stelle anche a mezzogiorno, viveva una ragazza di nome Aria. I suoi lunghi capelli neri erano sempre raccolti in una treccia, e indossava un cappellino rosso con il simbolo di una volpe bianca: l’emblema della squadra più misteriosa del regno, I Guardiani della Selva.
Aria non era solo una calciatrice: il suo pallone era incantato. Ogni volta che lo toccava, il campo si trasformava. L’erba si illuminava di riflessi argentati, e le porte diventavano archi di luce. Nessuno sapeva da dove venisse quel potere, ma si diceva che fosse legato alla Volpe Bianca, uno spirito antico che proteggeva gli atleti dal cuore puro.
Un giorno, durante una partita sotto la luna piena, Aria calciò il pallone con tale forza che questo scomparve nel cielo, lasciando dietro di sé una scia di stelle. Il tempo si fermò. Dal bosco emerse una figura: una volpe luminosa, con occhi di rubino e voce di vento.
“Aria,” disse la creatura, “hai dimostrato coraggio, lealtà e passione. Il tuo spirito è pronto per la vera sfida: difendere il Regno delle Ombre dal Torneo delle Tenebre”.
Da quel momento, Aria non giocò più solo per vincere. Ogni partita era una missione, ogni gol un incantesimo, ogni compagna di squadra una custode della luce. E il campo di Lunalba divenne il portale tra il mondo degli uomini e quello delle leggende.
Epilogo
Il Torneo delle Tenebre fu vinto non con forza, ma con luce. Aria, guidata dalla Volpe Bianca e dalle sue compagne, trasformò ogni sfida in un rituale di speranza. I campi oscuri tornarono a fiorire, e le creature dell’ombra si dissolsero come nebbia al sole.
Quando tutto fu finito, Aria tornò a Lunalba. Il suo cappellino rosso era ormai un simbolo sacro, e il pallone incantato riposava sotto un albero di stelle. Non giocava più per vincere, ma per insegnare: ai bambini, agli spiriti, a chiunque avesse un sogno nel cuore.
Ogni sera, quando il cielo si tingeva d’argento, si poteva vedere una scia luminosa attraversare il campo. Era la Volpe Bianca, che correva ancora accanto a lei, invisibile agli occhi, ma viva nel cuore di chi crede nella magia del gioco.
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