DI SARA MORENA
Buon pomeriggio a tutti e bentornati al solito appuntamento con la rubrica Outside. L’argomento di oggi è l’ottavo lungometraggio animato ideato da Don Bluth. Un film del 1995, stiamo parlando di Hubie all’inseguimento della Pietra Verde.

Anche questa volta trattiamo di uno dei peggiori fallimenti del regista. Infatti il film sembra essere passato del tutto inosservato dopo le aspre critiche ricevute, caratterizzate da un punteggio bassissimo. La trama riprende il cliché del ragazzo timido attratto dalla bella di turno, che nonostante il carattere impacciato fa di tutto per conquistare la persona amata, con sullo sfondo i rituali di corteggiamento dei pinguini. Questi simpatici animali che assomigliano a dei camerieri in smoking, a detta stessa di Don, non erano stati molto presi in considerazione, salvo alcune eccezioni, come nel corto Pablo, il pinguino freddoloso interno a I tre caballeros, o nelle parti animate del film Mary Poppins. Eppure le loro movenze, dalle quali Charlie Chaplin trasse ispirazione per i suoi modi clowneschi, interessarono il regista, in particolar modo fu attratto dal loro rituale di accoppiamento, che consisteva nella consegna di una pietra, da parte del maschio, alla femmina oggetto del suo interesse.

Con questi spunti venne realizzata una storia non priva di sfide, per la quale Hubie, il nostro timido protagonista, deve trovare il modo di tornare dalla sua Marina, dopo essere stato gettato in mare dal malvagio Drake che vuole fare sua la pinguina. In seguito a questa sventura, Hubie affronta tante peripezie, fra cui il rischio di essere mangiato o di essere venduto ad uno zoo.
Come sempre, le realizzazioni dei film di Don Bluth furono ostacolate da diversi imprevisti e rischi. I finanziatori vennero accusati di frode, fatto per il quale c’era in ballo tutto quello che il regista si era costruito: lo studio, i film, i dipendenti e i suoi sogni. E di fatto avvenne che Stanley e Pollicina entrarono a far parte di Warner Bros e Hubie venne prodotto e distribuito dalla MGM/UA, cosa che costò molti cambiamenti nel film.
Questa disavventura si concluse con una chiamata da Bill Mechanic, il CEO della 20th Century Fox. E a tal proposito, Don Bluth chiude il capitolo di Hubie dicendo: “La speranza è tutto”.

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