The Daily Life of the Immortal King: una caduta rovinosa

DI ELODIE VUILLERMIN

Nello Huaxiu convivono la magia e la tecnologia più avanzata. Esistono delle scuole che formano nuovi coltivatori (nel senso di utilizzatori di magia, non di chi lavora i campi) e giudicano gli studenti in base alla forza spirituale, necessaria a evocare spiriti, domare bestie fantastiche o effettuare incantesimi.

Wang Ling ha un forza spirituale immensa fin dalla nascita. A soli sei anni ha sconfitto un demone millenario. Eppure fa di tutto per sembrare un ragazzo nella norma. Il minimo gesto sbagliato, il minimo eccesso di potere potrebbe distruggere il mondo. Se in molti anime è il ragazzo senza poteri a essere in difficoltà, a divergere dalla norma, qui la condizione di disagio è dovuta non dall’assenza, ma dell’eccesso di potere.

Per questo Wang Ling cerca di tenere sotto controllo la sua forza, di non farsi amici. Meno attira l’attenzione, meglio è. Avere amici implica confidenza, quindi esporsi sulle sue abilità. Mostrare la minima emozione farebbe fuoriuscire la sua energia. Eppure, inevitabilmente, finisce coinvolto in un gruppetto di adolescenti bizzarri e diversi. Tra questi spicca Sun Rong, figlia di una casata importante. Ha molto potere e talento, dietro i quali si cela una grande pressione: quella di mantenere alto il nome della casata, di non sfigurare davanti ai rivali di sempre. Come se questo peso non fosse abbastanza, è al centro delle mire omicide di una misteriosa organizzazione, la Fazione delle Ombre.

Poi troviamo il muscoloso Chen Chao, che ha ereditato dal padre la ferrea volontà di usare la propria forza per difendere gli amici, il cicciottello e simpatico Guo Hao, di cuore compassionevole verso gli amici e le bestie spirituali, e Froggy Secondo, un demone rospo fuso con un cane, dapprima indifferente alla presenza degli umani, poi sempre più coinvolto nelle loro vicende fino a stimarli, soprattutto Wang Ling.

Accanto a scene nonsense e giornate di scuola si alternano gli incontri-scontri di questo quintetto con la Fazione delle Ombre. La storia prende una piega interessante quando i protagonisti si scontrano con gli studenti di un’altra scuola, o meglio fazione, in un torneo che ci svela il background psicologico di alcuni personaggi in maniera più approfondita. Indubbiamente gli ultimi episodi della prima stagione sono i più interessanti e dinamici, ricchi di azione, strategie e colpi di scena. Non solo, con la rottura del sigillo Wang Ling inizia a esternare i sentimenti che finora teneva rinchiusi insieme ai suoi poteri. E impara che, nonostante la sua apparente invincibilità, pure lui ha dei limiti.

Con l’avvento di demoni ed esorcisti le cose si fanno più assurde e complicate. Il cast si arricchisce di nuove aggiunte, che però non risultano accattivanti. La gestione dei tempi narrativi è peggiorata, le scene d’azione sono inframmezzate da troppi episodi di vita quotidiana o sottotrame comiche slegate dalla principale. Senza contare le molteplici occasioni sprecate: l’invasione del re dei demoni avrebbe potuto essere un’occasione per approfondire il personaggio di Froggy Secondo, invece hanno affrontato di striscio la questione per non riprenderla mai più.

L’espediente narrativo con cui si è conclusa la prima stagione ha cancellato, in parte o del tutto, lo sviluppo caratteriale di molti personaggi. La fierezza da guerriera di Sun Rong, il suo spirito indipendente e la sua evoluzione sono state buttate via, con il risultato di farla precipitare nel fastidioso cliché della damsel in distress. Chen Chao e Guo Hao sono tornati a essere personaggi stereotipati, di contorno, privati dello spessore che li aveva caratterizzati durante il torneo con la fazione 60. Wang Ling è passato da immortale con un lato umano, con i suoi difetti e i suoi limiti insuperabili, a eroe invincibile di cui la vittoria diventa ormai scontata.

Salvo qualche scorcio del rapporto tra Wang Ling e Sun Rong, punto forte della prima stagione, gli episodi successivi hanno abbassato la qualità della serie, con una cattiva gestione dei personaggi, della trama e degli archi narrativi. Character design potenzialmente credibili ed efficaci sono stati sviluppati male con il progredire della storia, o peggio hanno preso un’altra strada priva di logica. Ci promettono grandi battaglie, ma arrivano dopo troppi episodi dove accadono cose di poco conto, che smorzano l’azione e la suspense. Il nonsense diventa eccessivo e privo di senso nel contesto in cui è stato usato: basti pensare all’episodio dove i personaggi in 2D interagiscono con persone reali, che non ha significato per la trama principale e spezza inutilmente la tensione creata dall’arrivo dei demoni sulla Terra; o alle palesi parodie di franchise più famosi, quali Yu gi oh o Pokemon. Aggiungiamo pure la scelta opinabile di mescolare i disegni in 2D ad animazioni in 3D di scarsa qualità e abbiamo un calderone non solo traboccante di roba, ma che si riduce a un pasticcio bruciato da quanto tempo è rimasto a cuocere.

Questa serie è il classico esempio di come esagerare con gli ingredienti o usarli nelle dosi sbagliate porta a una ricetta insapore. Ed è un peccato, perché il materiale di partenza valido ce l’aveva. A parer mio, una stagione bastava e avanzava per fare un buon anime. Come in una ricetta, meglio pochi ingredienti ma buoni. E soprattutto, bisogna saperli usare nel modo giusto.

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