Il focolare – Dante Alighieri

DI EDOARDO VALENTE

“E io a loro: «I’ fui nato e cresciuto

sovra ‘l bel fiume d’Arno alla gran villa».”

Inf. XXIII, vv. 94-95

Dell’uomo medievale di cui abbiamo più informazioni non sappiamo di preciso quando è nato, ma il luogo dovrebbe essere quella casa, a Firenze, sulla quale hanno attaccato una targa con su scritti i versi citati in apertura.

E nacque, Durante detto Dante, da una famiglia di quelli che tecnicamente si possono considerare usurai. Però era una famiglia che da qualche generazione poteva fregiarsi di avere un cognome, cosa non comune a tutti.

In ogni caso, questa sua condizione sociale gli ha permesso di fare ciò per cui oggi lo ricordiamo: dedicarsi alle cose non pratiche. Da piccolo impara a leggere, a scrivere, a fare di conto, e i rudimenti del latino.

La sua indole e la sua sensibilità fanno inoltre sì che lui approfondisca molto la cultura latina, verso la quale dimostra un grande amore; e questa sua sensibilità è anche quella che l’ha fatto così tanto soffrire per Beatrice.

Ora: di solito in questi miei focolari mi soffermo sugli incontri tra grandi personalità, il cui incontrarsi ha fatto sì che siano diventate per noi delle grandi personalità.

Ma questa mia passione per tali incontri mi ha fatto dimenticare una cosa fondamentale: il fulcro sta nelle conseguenze.

L’incontro che Dante fa con Beatrice è particolare, poiché lei non contribuisce in maniera attiva alla creazione di qualcosa di ulteriore, ma senza quell’incontro cosa ne sarebbe di noi?

La vita di Dante sarebbe stata diversa, la sua opera non sarebbe stata la stessa, e noi non avremmo avuto quell’influenza che ha plasmato la nostra cultura.

Perciò, questo è l’incontro da focolare per eccellenza. 

Non tanto il loro primo incontro (spesso i primi incontri, le prime letture, le “prime viste” non sono quelle giuste, bisogna ritentare), ma il loro secondo incontro è decisivo per la storia della letteratura italiana.

Dante diciottenne, ancora nel pieno della sua adolescenza e degli influssi ormonali, incontra Beatrice, diciassettenne e già sposa e madre.

Lei lo saluta.

Lui impazzisce.

È talmente scosso che non può più rimanere lì in mezzo alla gente, torna a casa e va a chiudersi nella sua stanza, e pensa incessantemente a quell’incontro.

Poi si addormenta, e sogna qualcosa di incredibile.

Un angelo gli appare: è l’Amore, che gli dice che ora lui governa il suo cuore.

Tra le braccia tiene una persona: è la donna amata, nuda se non per un drappo rosso. In mano ha qualcosa che brucia: è il cuore di Dante.

L’angelo dell’Amore la invita a mangiarlo, e lei lo mangia, e piange.

Questa visione onirica viene da Dante racchiusa brevemente nel sonetto A ciascun’alma presa e gentil core, che è il primo che decide di far circolare, mandandolo ai poeti fiorentini suoi contemporanei. Qualcuno gli consiglia, molto educatamente, di sciacquarsi “la tua coglia largamente”, così da placare i bollenti spiriti. 

Gli risponde, invece, favorevolmente uno che Dante definisce “primo de li miei amici”: Guido Cavalcanti.

Iniziano qui due percorsi: quello dell’amore e quello dell’amicizia.

Da questo momento il cuore di Dante è completamente soggiogato dal sentimento che prova per Beatrice, ma può condividere questo suo stato con l’amico Guido, con il quale spesso scambia dei sonetti.

(Guido Cavalcanti)

Una simpatica testimonianza del loro rapporto è il sonetto dantesco Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io, in cui i due e il loro amico Lapo Gianni, anch’egli poeta, verrebbero presi da un incantesimo che li farebbe viaggiare sul mare lontano, verso il luogo del piacere, e con loro ci sarebbero le donne amate, con le quali parlare d’amore.

Dante riesce dunque a inserirsi negli ambienti sociali frequentati da Cavalcanti e dai poeti, elevando la sua condizione.

Lui e Guido, però, hanno idee diverse, sia religiose, tanto che Cavalcanti veniva considerato un ateo, sia poetiche, poiché l’amico non riesce a condividere l’idea di Dante della donna come salvatrice dell’anima, in grado di donare la beatitudine celeste. È un’innovazione che Dante porta nello stilnovismo, che va anche al di là dell’idea della donna angelicata.

Il loro rapporto d’amicizia si interrompe definitivamente nel 1300, quando Dante è priore, e insieme agli altri approva l’esilio per ragioni politiche di alcuni fiorentini, tra cui lo stesso Cavalcanti, che muore pochi mesi dopo.

È particolare pensare che, essendo egli morto nella seconda metà dell’anno 1300, Dante non lo incontra quando compie il suo viaggio nell’aldilà, qualche mese prima.

Riesce a citarlo un paio di volte, ma quello che sarebbe sicuramente stato un incontro molto particolare non avviene.

Chi Dante invece incontra all’Inferno è un’altra figura che gli fece da mentore: Ser Brunetto Latini.

Poeta, politico e notaio, Latini è stata una figura importante per la Firenze del Duecento e lo è stata anche per Dante. Oltre ad avergli principalmente insegnato la retorica, pare lo abbia avvicinato per la prima volta alla filosofia.

Dante, di conseguenza, gli è infinitamente riconoscente, lo vede come un punto di riferimento, apprezza molto la sua opera Tresor, eppure quando lo incontra nel viaggio della Commedia, egli si trova all’Inferno.

Applicando con correttezza la legge divina, Dante non può evitare di collocare il suo maestro tra i sodomiti. Era nota a tutti l’omosessualità di Latini, ma quello che ancora oggi dobbiamo ammirare è che Dante per questo non lo giudica.

(Dante incontra Brunetto Latini)

Quando lo incontra nel canto XV, il Sommo Poeta piega la testa, in segno di rispetto, e vorrebbe a lungo dialogare con il maestro che gli ha insegnato “come l’uom s’etterna”, ovvero come diventare immortali.

Ma come? L’immortalità non è già nell’anima, in quelle stesse anime con cui Dante parla?

Eppure, nonostante il suo intero poema si basi sui tre regni dopo la morte, egli sa bene che l’immortalità la si ottiene solo tra i vivi. Molte anime che incontra gli chiedono, al suo ritorno, di ridare vita al loro ricordo, di parlare di loro. 

Perché solo così i morti restano eterni: nella voce dei vivi.

Un modo per sopravvivere anche per coloro che ci hanno conosciuto direttamente è quello di rendersi immortali attraverso le opere scritte, ed è proprio questo che Latini ha insegnato a Dante.

Potremmo dire che è grazie a questo insegnamento se oggi Dante, per noi, è vivo.

Il Poeta, inoltre, con le sue opere non ha reso solo sé stesso immune all’oblio, ma, ovviamente, anche la sua amata. Perché oltre agli insegnamenti di Ser Brunetto, come già accennato prima, se quel fuoco dell’eternità ha iniziato a bruciare nel petto di Dante è per merito di Beatrice.

Merito dei loro due incontri, merito della sua morte.

Beatrice a venticinque anni muore.

Dante è distrutto dal dolore, ed è dopo questo evento – e in parte grazie ad esso – che accadono tutte le cose importanti della vita del Poeta.

Dopo la morte dell’amata cerca di trovare consolazione nella filosofia, studia e approfondisce questa materia, soprattutto l’aristotelismo.

E inizia a scrivere la Vita Nova, nella quale racconta, alternando prosa e poesia, il suo rapporto con Beatrice.

In quest’opera, nel commento che fa ai suoi stessi sonetti, scopriamo l’origine dei suoi primi versi, e di quell’amicizia con Guido Cavalcanti.

Per questo Beatrice può essere considerata per Dante l’ispirazione di tutte le sue opere, esclusi i saggi, in cui parla delle sue passioni quali la linguistica, la politica e la filosofia.

Tutto il resto, però, trova origine in Beatrice.

Le rime a lei dedicate, quelle dedicate alle donne schermo, o alle donne che sempre la accompagnavano.

Sul loro (quasi inesistente) rapporto si fonda l’intera Vita Nova, alla fine della quale Dante scrive una dedica irripetibile: “io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna”.

E in quale opera dice di lei quello che mai è stato detto (e mai sarà detto) di alcuna?

Naturalmente nella Commedia.

Il motivo per cui Dante affronta il viaggio raccontato nel poema ci viene spiegato da Beatrice stessa, quando il Poeta la reincontra, nel canto trentesimo del Purgatorio.

Voglio prima darvi un po’ di contesto, e poi lasciarvi alle parole di Dante.

A questo punto del viaggio ci troviamo nel paradiso terrestre, e qui avviene un passaggio fondamentale: Virgilio scompare, ormai Dante non ha più bisogno di lui, ma appare Beatrice, la sua nuova guida.

Ci si aspetta, dunque, una grande gioia per questo reincontrarsi, eppure quello che Beatrice fa è rimproverare il Poeta. Gli dice che non conviene piangere per la scomparsa di Virgilio, poiché ci sono altri motivi per cui dovrà versare delle lacrime.

Gli angeli presenti lo difendono, chiedendo a Beatrice per quale motivo lo avvilisca così tanto, ed è qui che lei spiega.

Alcun tempo il sostenni col mio volto:

mostrando li occhi giovanetti a lui,

meco il menava in dritta parte vòlto.

Sì tosto come in su la soglia fui

di mia seconda etade e mutai vita,

questi si tolse a me, e diessi altrui.

Quando di carne a spirto era salita,

e bellezza e virtù cresciuta m’era,

fu’ io a lui men cara e men gradita;

e volse i passi suoi per via non vera,

imagini di ben seguendo false,

che nulla promession rendono intera.

Purg. XXX, vv. 121-132

Beatrice, quando era in vita, con il suo sguardo e il suo splendore ha sostenuto Dante, indicandogli qual era la strada da seguire.

Come ormai sappiamo, per il Poeta lei non è solo la donna-angelo, ma è la salvezza, colei che può permettergli di trascendere e raggiungere la felicità del Paradiso.

Ma Dante, proprio quando lei era più vicina a Dio (ovvero, purtroppo, dopo la morte), invece di amarla ancora di più poiché elevata a puro spirito, ecco che smarrisce la famosa “diritta via” che leggiamo in apertura della Commedia.

Ecco dunque il peccato di Dante.

Che fare per poterlo cancellare?

Lo dice ancora Beatrice poco dopo.

Tanto giù cadde, che tutti argomenti

a la salute sua eran già corti,

fuor che mostrarli le perdute genti.

Purg. XXX, vv. 136-138

Non restava altro da fare, per purificarsi, che vedere tutte le manifestazioni del peccato umano, e poi salire il monte del Purgatorio, alla cui base sulla fronte di Dante vengono incise sette P, una per ogni cornice, e che sono sparite ora che si trova in cima.

Per questo alla fine della seconda cantica è “puro e disposto a salire a le stelle”, e affronta la sua ascesa dei cieli del Paradiso proprio con lei, con Beatrice.

Borges, in uno dei suoi saggi danteschi, intitolato L’ultimo sorriso di Beatrice, scrive quanto segue:

“Penso che Dante abbia edificato il miglior libro della letteratura per introdurvi alcuni incontri con l’irrecuperabile Beatrice. O meglio, i cerchi del castigo e il Purgatorio australe e le nove sfere concentriche e Francesca e la sirena e il grifone e Bertrand de Born sono elementi aggiuntivi; un sorriso e una voce, che lui sa perduti, sono il fatto fondamentale.”

Ancora prima di voler raggiungere Dio, Dante desidera raggiungere Beatrice.

Lei è stata la scintilla che, alla legna accumulata da Latini, Cavalcanti, i trovatori provenzali, i poeti latini, la Bibbia, a questa legna che giaceva accatastata in Dante, lei ha dato fuoco, facendo divampare una fiamma che brucerà fino alla fine dei tempi.

E Dante, con la superbia che umanamente lo ha sempre contraddistinto, nel primo canto del Paradiso spera (o preannuncia) che dalla sua opera nascerà l’influenza per qualcosa di grandioso: “Poca favilla gran fiamma seconda” dice al verso 33; ovvero che dalla piccola scintilla che è la sua Commedia si augurava che una grande fiamma sarebbe nata, portando i futuri poeti a ispirarsi ai grandi del passato, come ha fatto lui.

Ed è così che noi facciamo oggi: non smettiamo e non smetteremo di attingere al fuoco inestinguibile di quel focolare che è stata la vita e l’opera di Dante Alighieri.

Se desideri leggere altri pezzi della specialissima nostra rubrica “FOCOLARE”, pigia qua!!!

Se ami la Letteratura, premi qua!!!

Se sei un ammiratore della poesia, clicca qui!!!

Mercuzio and Friends è un collettivo indipendente con sede a Torino.

Un gruppo di studiosi e appassionati di cinema, teatro, discipline artistiche e letterarie, intenzionati a creare uno spazio libero e stimolante per tutti i curiosi.

Scopri di più →

GO TO TOP