DI GIACOMO CAMISASCA
Mann racconta la storia del Drake mettendo in luce il suo anno più buio e le sue imperfezioni, in una pellicola intima e muscolosa.
Presentato in concorso all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Ferrari non è il solito biopic ma è al tempo stesso una pellicola classica nello stile, nel montaggio, nella regia e nelle interpretazioni.
Ci sono voluti più di vent’anni per realizzare questo film ma alla fine Michael Mann è riuscito a portare a casa, o per meglio dire, a portare su schermo la vita di Enzo Ferrari, per fortuna non tutta la sua vita, ma un solo anno nell’esistenza dell’imprenditore modenese, il 1957.

Nel 1957 l’azienda del cavallino rampante esisteva ormai da una decina di anni, ma si trovava in una crisi profonda, il figlio di Enzo e Laura, Dino, era morto l’anno prima – a soli 24 anni – per una distrofia, e come se non bastasse il matrimonio con Laura era ormai agli sgoccioli anche a causa della doppia vita del commendatore, innamorato di Lina Lardi, da cui aveva avuto un figlio, Piero, tenuto nascosto in una villa di campagna a Castelvetro.
Solo una cosa poteva riportare in vita l’azienda e il suo proprietario, ovvero vincere la Mille Miglia.
Mann si concentra sulla figura di un uomo imprigionato nel suo cognome altisonante e nei drammi che lo circondano, un uomo che affida tutto sé stesso ad una macchina velocissima ma imperfetta che corre su un asfalto bagnato dalla pioggia, dove il minimo errore può essere fatale.
In questa pellicola non c’è nessuna mitizzazione, anzi, si scava nell’intimo, nelle paure e nelle zone d’ombra.
Un plauso va a Adam Driver che scompare dietro gli occhiali da sole del Drake e ci regala un’interpretazione solida in cui le movenze e le espressioni facciali sono studiate minuziosamente.
Il suo Enzo Ferrari è prima di tutto molto fisico, si muove come un gigante in una Modena che ha gli occhi costantemente puntati su di lui.
Ovviamente non ci siamo dimenticati di lei, Penélope Cruz.
La sua Laura Garello è una donna spezzata dal dolore per la perdita di un figlio e per i tradimenti del marito.
I suoi occhi gonfi di lacrime, il suo sorriso beffardo e le sue urla sono un grido d’aiuto verso un uomo che non riesce a vederla, che non la ama più.

E poi ci sono le corse, c’è quella Mille Miglia leggendaria che Mann racconta con una messa in scena da brividi – su tutte le scene in notturna con la pioggia, secondo me da far studiare nelle scuole di cinema di tutto il mondo – le ruote che mordono l’asfalto, il rombo dei motori che sovrasta su tutto e quei piloti lanciati verso un destino incerto.
Piero Taruffi (Patrick Dempsey), Alfonso de Portago (Gabriel Leone) e Peter Collins (Jack O’Connell) sono i piloti a cui si affida Ferrari per salvare l’azienda e sé stesso, uomini chiusi all’interno di un abitacolo stretto circondati da un metallo che in qualsiasi momento può diventare la loro bara.
Ma purtroppo molte cose stonano in questo Ferrari, stona un montaggio frettoloso con alcuni stacchi che non lasciano respirare l’immagine, stona una colonna sonora che rimane impressa solamente in alcune scene e stonano soprattutto concetti che vengono ripetuti più volte.
E poi Shailene Woodley risulta non pervenuta, la sua Lina Lardi è anonima in ogni aspetto e con la stessa espressione per tutte le due ore e undici minuti di film.
Chi si aspetta un film adrenalinico fatto soltanto di corse automobilistiche, uscirà sicuramente deluso, questa pellicola – scritta da Troy Kennedy Martin e basata sulla biografia di Brock Yates “Ferrari: The Man and the Machine” – si concentra per la maggior parte del tempo sulla vita privata, lasciando il rumore delle corse come sfondo.
Leggo aspre critiche su questo film, c’è chi lo ritiene uno dei peggiori del 2023 o addirittura uno dei peggiori della filmografia di Michael Mann (vi siete dimenticati di Blackhat?), secondo me invece è un film coraggioso, che non guarda in faccia nessuno e che trova nella regia il suo punto di forza.


“Ho trovato uomini che indubbiamente amavano come me l’automobile. Ma forse non ne ho trovati altri con la mia ostinazione, animati da questa passione dominante nella vita che a me ha tolto il tempo e il gusto per quasi ogni altra cosa. Io non ho alcun diverso interesse dalla macchina da corsa.”
Enzo Ferrari.
Noi questo film lo siamo andati a vedere nel solo posto in cui mai avremmo voluto vederlo, a casa nostra, nel nostro cinema del cuore ❤️, IL REPOSI DI TORINO IN VIA XX SETTEMBRE 15: ANDATECI ANCHE VOI!!!


Ami la velocità? Allora leggiti questo!!!
Sei invece piuttosto un amante della lentezza? Allora è questo l’articolo che fa per te!!!